Troppi antibiotici e nessuna regolamentazione. Un importante studio pubblicato su Infection ha rilevato la presenza di “livelli eccessivamente elevati” di antibiotici e residui, nonché di antifungini nelle acque e nei dintorni, vicino ad un importante impianto produttivo di farmaci nella città indiana di Hyderabad. E, purtroppo, livelli elevati di batteri e funghi resistenti a questi farmaci. Troppe coincidenze perché sia un caso
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Troppi antibiotici e nessuna regolamentazione. Un importante studio pubblicato su Infection ha rilevato la presenza di “livelli eccessivamente elevati” di antibiotici e residui, nonché di antifungini, nelle acque e nei dintorni, vicino ad un importante impianto produttivo di farmaci nella città indiana di Hyderabad. E, purtroppo, anche livelli elevati di batteri e funghi resistenti a questi farmaci. Troppe coincidenze perché sia un caso.
Le autorità sanitarie non hanno una regolamentazione specifica per impedire tutto ciò, e il risultato è la crescita di microorganismi resistenti che, trovandosi a continuo contatto con farmaci potenzialmente letali per loro, riproducono mutazioni in grado di renderli resistenti. Il risultato può essere molto pericoloso, portando allo sviluppo di agenti patogeni mortali perché incurabili con gli attuali mezzi.
INQUINAMENTO SENZA PRECEDENTI
Picco di un antifungino trovato nei campioni analizzati – Image credits: Infection
I risultati hanno portato dati schiaccianti. Tutti i campioni prelevati da 28 diversi siti di campionamento si sono rivelati contaminati da antibiotici e antifungini, e in concentrazioni elevate. Le analisi microbiologiche corrispondenti hanno rivelato poi un’ampia presenza di microrganismi multiresistenti in più del 95% dei campioni.
Gli scienziati sono allarmati. La situazione potrebbe seriamente annullare mezzo secolo di progressi scientifici compiuti nel campo delle cure contro le infezioni che hanno salvato la vita a milioni di persone.
NESSUNA REGOLAMENTAZIONE A LIVELLO GLOBALE
Sembra assurdo ma la Food and Drug Administration (FDA) e l’Agenzia europea dei farmaci regolano rigorosamente le catene di approvvigionamento dei farmaci in termini di sicurezza, ma gli standard ambientali non figurano nel loro regolamento. I produttori di farmaci devono rispettare le linee guida dette GMP per una corretta produzione, ma tali linee guida non coprono l’inquinamento.
Già nel 2012 l’Istituto Superiore di Sanità scriveva in proposito: “Oggi questa problematica è diventata una vera e propria priorità di sanità pubblica a livello mondiale, non soltanto per le importanti implicazioni cliniche (aumento della morbilità, letalità, durata della malattia, possibilità di sviluppo di complicanze, possibilità di epidemie), ma anche per la ricaduta economica delle infezioni da batteri antibiotico-resistenti, dovuta al costo aggiuntivo richiesto per l’impiego di farmaci e di procedure più costose, per l’allungamento delle degenze in ospedale e per eventuali invalidità”.
VIOLAZIONI MASSICCE DELLE POLITICHE ANTIINQUINAMENTO
Eppure continuano a verificarsi casi eclatanti come questo dell’area Hyderabad, che, comunque, dopo decenni di campagne delle ONG indiane, nel 2009 ha causato l’inserimento della zona di Patancheru-Bollaram nell’elenco delle ‘inquinate criticamente’, tanto da vietare le costruzioni.
Il governo ha ammorbidito le regole in merito nel 2014, ma l’anno scorso la Corte Suprema dell’India ha ordinato alle aziende farmaceutiche del paese una politica ‘zero liquid waste‘, per limitare gli sversamenti nelle falde acquifere. Tuttavia, come riferiscono gli autori dello studio, si sono verificati casi di “violazioni massicce”.
Per altri studi sui microorganismi multiresistenti leggi anche: ALLARME BATTERI SUPER RESISTENTI AGLI ANTIBIOTICI. UN’EPIDEMIA CHE ARRIVA NEI NOSTRI PIATTI
Le aziende in questione (circa 170), comunque, negano coinvolgimenti nell’evidente inquinamento riscontrato.
Foto di copertina: Falda acquifera inquinata nella zona di Hyderabad – Image credits: Infection