Gli effetti devastanti dell’inquinamento sui bambini di Taranto visti dagli occhi di una pediatra

#TarantoChiama è la nuova docu-inchiesta realizzata da Rosy Battaglia con l'associazione Cittadini reattivi per documentare la lotta dei cittadini contro le emissioni dell'ex Ilva. Grazie al crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal Basso tutti possiamo sostenere il progetto. Della condizione dei bimbi tarantini abbiamo parlato con Annamaria Moschetti, medico pediatra responsabile per le malattie dei bambini legate all’inquinamento per l’Associazione Culturale Pediatri sezione di Puglia e Basilicata e membro del Comitato Scientifico Nazionale Ambiente della Federazione Italiana Medici Pediatri

Quando abbiamo trovato un interesse in comune, quello per gli albi illustrati per i bambini, mi ha snocciolato a cuore aperto la morale di una favola africana: Ognuno faccia la sua parte per spegnere un incendio, ognuno porti la sua piccola goccia nel becco.

E di gocce, lei, Annamaria Moschetti, medico pediatra, ne sta portando eccome, per spegnere quell’incendio che si chiama ILVA, per dare giustizia a quei bimbi. Perché non respirino più aria di morte.

Con lei abbiamo scambiato due chiacchiere, in occasione del nuovo progetto di docu-inchiesta e la campagna di crowdfunding “Taranto chiama” su Produzioni dal Basso di Rosy Battaglia, giornalista d’inchiesta e documentarista, ideatrice di Cittadini Reattivi, progetto di civic journalism su salute, ambiente e legalità.

Leggi anche: La scomoda inchiesta su Taranto, una delle zone più inquinate della terra, che abbiamo il dovere di sostenere

A cosa sono esposti i bambini di Taranto e quali sono gli effetti sul loro sviluppo complessivo?

A un grande quantitativo di sostanze chimiche immesse nell’ambiente dall’area industriale, nella quale si trova anche il più grande impianto siderurgico d’Europa, come risultato dell’attività produttiva. Queste sostanze sono note per avere degli effetti negativi sulla salute umana.

Senza citarne una per una, parliamo per esempio di sostanze cancerogene, di sostanze che hanno un’azione di interferenza endocrina, che sono cioè in grado di interferire con il funzionamento dell’apparato endocrino e dunque del sistema riproduttivo, di quello immunitario, del metabolismo lipidico, degli ormoni tiroidei… Sono sostanze dannose per le vie respiratorie, per il neurosviluppo…

Il possibile impatto sulla salute della popolazione è prevedibile. Se una popolazione viene esposta a una sostanza cancerogena, è plausibile i dati epidemiologici che mostrino in seguito un incremento del numero di casi di cancro anche infantile.
Se io metto una piastra rovente sulla pelle di una persona, non è strano che si ustioni: noi sappiamo che il calore produce delle ustioni.

La produzione dell’impianto siderurgico, per quello che è il suo contributo, è cambiata negli anni e di conseguenza anche i dati epidemiologici. Per esempio la perizia medico- epidemiologica dimostrò un eccesso di ricoveri pe malattie respiratorie acute nei bambini e lo studio di Coorte del 2016 mostrò il rapporto tra i ricoveri per malattie respiratorie nei bambini con l’ incremento di polveri sottili.
Lo studio Sentieri ha dimostrato un eccesso di malformazioni, fortunatamente in riduzione nel tempo (anche se il nesso con specifiche emissioni industriali non è dimostrato ma è un eccesso condiviso da altri siti fortemente industrializzati italiani).

Lo studio di Coorte del 2016 ha mostrato con chiarezza per alcuni quartieri un rapporto diretto di causa e di effetto tra la mortalità della popolazione e le emissioni industriali dell’impianto siderurgico. Gli studiosi concludono che, se diminuisce la concentrazione di sostanze inquinanti, c’è un guadagno immediato per la salute

Tutto ciò riguarda anche i bambini ovviamente

Certo che sì e una cosa che io trovo estremamente inquietante è che è stato accertato da due studi scientifici che i bambini di Taranto hanno dei problemi relativi al neurosviluppo.

Si parla sempre delle diossine come sostanze cancerogene, ma è meno noto il fatto che quelle stesse diossine (ma anche altre sostanze) possano portare a gravi disturbi del neurosviluppo per esposizione del feto in gravidanza e nelle primissime epoche dello sviluppo.Per questo motivo, noi pediatri abbiamo fatto un pressing particolare per indagare sulla situazione cognitiva dei bimbi ed è stato fatto uno studio (qui su Nature, ndr) e si è dimostrata una differenza di circa 15 punti di QI nei bambini che vivono più a ridosso dell’area industriale e disturbi di iperattività, dell’attenzione e del comportamento sociale.

Quali sono i quartieri più a ridosso cui si fa riferimento?

Il territorio è stato suddiviso dagli studiosi in aree calcolate in base alla distanza della abitazione dal perimetro dell’impianto siderurgico che si trova a ridosso della città: sono state caratterizzate quattro aree da 0 a 1 km , da 1 a 5 km, da 5 a 10 km e da 10 a 15 km. Ognuna di queste aree è stata osservata e si è visto che i bimbi che vivono nelle zone più prossime hanno un maggiore rischio di avere quei problemi descritti, ma anche una maggiore concentrazione di arsenico nelle urine, manganese e cadmio nei capelli e potenziali disturbi del neurosviluppo. Questo studio non indica la esatta fonte dell’esposizione.

Tra l’altro, le diossine sono state riscontrate anche nel sangue delle donne di Taranto in maggiore quantitativo rispetto a quelle della provincia. Ma soprattutto è importante lo studio della presenza delle diossine nel latte materno, che nel 2019 ha evidenziato un aumento compreso tra il 18 e il 38% a seconda delle sostanze considerate. In particolare, è stato riscontrato nelle donne di Taranto un aumento di concentrazione di alcune diossine e una di queste in particolare può essere considerata, secondo gli autori, un “tipico marker di attività industriali di tipo metallurgico”.

Ne parlammo qui: Ilva: diossina nel latte materno delle donne di Taranto. Quasi 30 per cento in più rispetto alla provincia

Perché in presenza di queste consapevolezze non si sono presi provvedimenti?

Bella domanda, non lo so in realtà, Che ci fossero dei problemi era chiaro da anni. I dati c’erano già, era plausibile che si operasse un’verifica, ma l’assenza di una piena certezza scientifica non deve sostituire l’adozione di misure forti.

La perizia della Procura della Repubblica, per dirle, ha tra l’altro fornito il nesso di causa ed effetto tra le esposizioni e i danni, così come lo studio di coorte successivo. Non si può certo dire che non si sapeva.

La popolazione ne è pienamente consapevole?

Beh, il punto non è capire quanto le popolazioni ne siano consapevoli, lo devono essere i governanti. La realtà è che ci sono tutte le buone ragioni per sottrarre queste persone a esposizioni così dannose

Il problema è questo: come capita un po’ dappertutto nel mondo, le popolazioni che vivono più vicino ad impianti inquinanti sono quelle più povere. A Taranto, quindi, i quartieri più esposti sono quelli in cui vive la maggioranza della popolazione meno abbiente, quella cioè che ha meno possibilità di andare via. Ci troviamo di fronte, come dire, a una plateale ingiustizia.

Il nocciolo della questione è dunque bilanciare esattamente la libertà e la necessità di fruire dell’ambiente naturale e la consapevolezza che l’ambiente naturale siamo noi: se modifichi fuori, modifichi dentro. Ogni intervento sulla Natura è un intervento sul corpo nostro stesso.

Ci sono motivi per essere ottimisti per il futuro a Taranto?

Ci sono buoni motivi per sostenere la popolazione e sostenere la loro speranza, questo solo le posso dire. Chi non può spostarsi da lì, ha bisogno comunque di sapere che c’è qualcuno che sta lottando per loro. Dobbiamo indurre chi ci governa a capire che il mondo è uno solo e che è necessario tenere viva una interlocuzione, anche perché è presto detto: l’obiettivo primario non può rimanere quello di far funzionare una fabbrica, ma piuttosto di far vivere bene le persone.

La cosa più importante è tutelare la salute, poi viene tutto il resto.

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