Italia primo paese per morti premature da biossido di azoto (NO2) e nel gruppo di quelli che sforano sistematicamente i limiti di legge.
Inquinamento atmosferico e smog: l’Italia è il primo Paese europeo per morti premature da biossido di azoto (NO2), registrando più di 14mila vittime ogni anno, e compare nel gruppo dei Paesi che sforano sistematicamente i limiti di legge per i principali inquinanti atmosferici.
È quanto emerge dal rapporto sulla qualità dell’aria (2000-2017) presentato dall’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) in base alle rilevazioni dell’aria provenienti da oltre 4mila stazioni di monitoraggio in Europa. Secondo l’analisi dei rilevamenti 2016 è l’Italia, dunque, ad avere il valore più alto di decessi per ozono (O3, 3.000) e il secondo per il particolato fine PM2,5 (58.600).
Ridurre l’inquinamento atmosferico in Europa ridurrebbe il numero di morti premature, migliorerebbe la produttività e frenerebbe i cambiamenti climatici, si dice nel report, eppure proprio l’inquinamento persistente, soprattutto nelle città, danneggia ancora la salute delle persone e l’intera economia.
In Italia, Torino è quasi a pari merito di Parigi e Londra come città europea più inquinata da NO2 e, tra le città più piccole, Padova registra un’alta concentrazione media di PM2,5 e PM10. La situazione non è migliore nelle aree rurali, dove si superano i limiti giornalieri di particolato registrati in 16 delle 27 centraline che hanno rilevato valori irregolari in Europa. Due milioni di italiani vivono in aree, soprattutto la pianura padana, dove i limiti Ue per i tre inquinanti principali sono violati sistematicamente.
I tre inquinanti principali
Si tratta di particolato (PM), biossido di azoto (NO2) e di ozono a livello del suolo (O3) e sono quelli che causano il danno maggiore.
Secondo l’analisi Aea, il particolato fine (PM2,5) da solo ha causato circa 412mila decessi prematuri in 41 Paesi europei nel 2016. Circa 374mila di questi decessi si sono verificati nell’Unione europea.
Oltre a danneggiare la salute e ridurre l’aspettativa di vita, la scarsa qualità dell’aria causa perdite economiche, ad esempio, a causa di costi sanitari più elevati, rendimenti ridotti da agricoltura e silvicoltura e minore produttività del lavoro. Una precedente valutazione della stessa agenzia aveva già mostrato come l’inquinamento atmosferico e acustico e le temperature estreme influenzino in modo sproporzionato i cittadini più vulnerabili d’Europa.
Male ma non malissimo…
Come si evince dal report, nonostante il persistente inquinamento, i nuovi dati confermano che normative e misure locali vincolanti stanno migliorando comunque la qualità dell’aria in Europa con effetti positivi sulla salute. Ad esempio, nel 2016 il particolato fine ha causato circa 17000 decessi prematuri in meno nell’Ue rispetto al 2015. Anche se le differenze meteorologiche tra gli anni possono influenzare i livelli di inquinamento e il loro impatto, la riduzione è coerente con la precedente stima dell’Aea secondo cui il numero di decessi prematuri causati ogni anno dal PM2.5 in Europa si sono ridotti di circa mezzo milione dal 1990.
Come a dire, se le politiche funzionano e sono efficienti qualche passo in avanti si può fare.
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Germana Carillo