Una nebbia densa e scura ricopre le strade della capitale indiana dai festeggiamenti del Diwali, e le autorità chiudono scuole e uffici
Una nebbia densa e scura ricopre le strade della capitale Indiana dai festeggiamenti del Diwali, e le autorità locali chiudono scuole e uffici a tempo indeterminato
Scuole e uffici pubblici chiusi fino a data da destinarsi, cantieri edili interdetti fino al prossimo 21 novembre (per ora), solo cinque delle undici centrali elettriche alimentate a carbone della città sono attualmente operative. È la situazione attuale a Nuova Delhi, capitale dell’India, da settimane ingabbiata in una tossica coltre di smog: i livelli di PM2.5 – minuscole particelle inquinanti che vanno a intasare i polmoni – nella città sono di molto superiori i livelli massimi raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (tali livelli dovrebbero attestarsi fra 0 e 50 per essere considerati buoni, fra 51 e 100 per essere ritenuti passabili). In molti quartieri, il livello di particelle supera quota 400 (definito come molto severo dall’OMS).
L’inquinamento nella capitale indiana è da imputarsi a molti fattori: emissioni delle industrie, traffico delle automobili, condizioni del clima rendono Delhi la città più inquinata al mondo. L’aria diventa particolarmente tossica durante i mesi invernali, quando gli agricoltori bruciano le sterpaglie alla fine della stagione dei raccolti. Sempre nei mesi invernali, fra ottobre e novembre, ricorre anche la tradizionale Festa delle Luci (दीवली – Diwali) in cui si celebra la vittoria del bene sul male e il passaggio dalle tenebre alla luce: in questa occasione si accendono candele, si fanno falò e si sparano fuochi d’artificio – tutto questo contribuisce ulteriormente all’inquinamento dell’aria.
(Leggi anche: India: bagno rituale nella schiuma tossica. L’inquinamento non ferma i devoti che si immergono nelle acque “sacre” del fiume Yamuna)
La tragedia dell’inquinamento a Nuova Delhi, quindi, non è una novità, ma piuttosto un evento che si ripete uguale ogni inverno: il cielo è plumbeo dalle prime ore dell’alba, la visibilità è scarsa, gli ospedali accolgono persone che lamentano difficolta respiratorie e problemi di vista; solo i più facoltosi possono permettersi il lusso di investire denaro in costosi sistemi di purificazione dell’aria – per tutti gli altri, respirare diventa letale. Uno studio condotto qualche anno fa dall’Università di Chicago ha dimostrato come la pessima qualità dell’aria respirata in India provochi, ogni anno, la morte di più di un milione di persone; inoltre, i livelli di inquinamento respirati dalle popolazioni del nord dell’India sono dieci volte peggiori di quelli trovati in qualsiasi altra parte del mondo.
We are the worst polluted city. #Delhi pic.twitter.com/Z0uOvLwgoB
— Aditya Raj Kaul (@AdityaRajKaul) November 16, 2021
Ogni anno, quando l’aria diventa irrespirabile, la Corte Suprema Indiana e il governo federale adottano misure emergenziali per provare a ridurre i livelli di inquinamento – come le chiusure disposte ieri per scuole, uffici e cantieri. Queste misure, tuttavia, sono come mettere un cerotto sopra una ferita d’arma da fuoco: non sono sufficienti a migliorare la qualità dell’aria sul lungo periodo. Gli esperti ritengono che la salubrità dell’aria richiede l’adozione di misure drastiche, che non sembrano essere una priorità del governo del paese: se non si cambia rotta in modo radicale, il problema si ripresenterà uguale (se non anche più grave) il prossimo anno.
Oltre alle chiusure già citate, altre misure prevedono il divieto di accesso ai mezzi pesanti nel territorio di Delhi e nei vicini stati dell’Uttar Pradesh, del Punjab, dell’Haryana e del Rajasthan fino al 21 novembre (sono esclusi dal divieto quelli che trasportano beni di prima necessità); inoltre viene caldamente consigliato anche alle imprese private di adottare una modalità di lavoro da remoto, per provare a ridurre le emissioni inquinanti delle auto private.
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Fonti: BBC / Hindustan Times
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