Aria sempre più inquinata in Italia: l’Europa apre procedura d’infrazione

Ancora violazioni riguardo la qualità dell'aria. Per questo la Commissione europea ha avviato la seconda fase della procedura d'infrazione contro Italia, Germania, Francia, Spagna e Regno Unito, tutti accusati di aver ripetutamente violato le norme in materia dei limiti di inquinamnto dell'aria da biossido di azoto (NO 2)

Ancora violazioni riguardo la qualità dell’aria. Per questo la Commissione europea ha avviato la seconda fase della procedura d’infrazione contro Italia, Germania, Francia, Spagna e Regno Unito, tutti accusati di aver ripetutamente violato le norme in materia dei limiti di inquinamento dell’aria da biossido di azoto (NO 2).

Ultimo avvertimento dunque per i 5 paesi, accusati di non aver ancora affrontato a dovere il problema. La tirata d’orecchie europea riguarda il fatto che l’NO2 è molto pericoloso per la salute ed è prodotto principalmente dalle emissioni inquinanti delle auto e in generale del traffico stradale.

La normativa europee sulla qualità dell’aria (in particolare la direttiva 2008/50/CE) prevede dei valori limite per gli inquinanti atmosferici, tra cui proprio il biossido di azoto. Nonostante questo obbligo, in 23 dei 28 Stati membri le norme sulla qualità dell’aria non sono ancora rispettate – in totale in più di 130 città in tutta Europa.

Quando gli stati membri si superano i livelli consentiti, essi devono adottare e attuare piani per la qualità dell’aria per fare in modo di porre rimedio nel più breve tempo possibile.

LEGGI anche: MAL’ARIA 2017: ECCO QUANTO È INQUINATA LA TUA CITTÀ

Secondo la Commissione europea così non è stato. In particolare, ad avviare la seconda fase per la procedura d’infrazione sono state persistenti violazioni dei valori limite per l’NO2 in:

– Germania (28 zone di qualità dell’aria, tra cui Berlino, Amburgo, Monaco, Amburgo e Colonia);

– Francia (19 zone di qualità dell’aria, fra cui Parigi, Marsiglia e Lione);

– Regno Unito (16 zone di qualità dell’aria, tra cui Londra, Birmingham, Leeds e Glasgow);

– Italia (12 zone di qualità dell’aria, tra cui Roma, Milano e Torino);

– Spagna (3 zone di qualità dell’aria, tra cui una che copre Madrid e due Barcellona).

Eppure, fa sapere l’Europa, circa 400.000 cittadini muoiono prematuramente nel Vecchio Continente ogni anno a causa della scarsa qualità dell’aria. Solo nel, 2013 gli elevati livelli di NO2 hanno causato quasi 70.000 morti premature in Europa, tre volte il numero delle vittime degli incidenti stradali. Milioni di persone offrono di malattie cardiovascolari e respiratorie causate dall’inquinamento atmosferico.

LEGGI anche: INQUINAMENTO ATMOSFERICO: SOLO IN ITALIA PROVOCA 30MILA DECESSI ALL’ANNO

“Tra le misure volte a ridurre le emissioni inquinanti – accelerando al tempo stesso la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio – figurano la riduzione globale dei volumi di traffico, i combustibili utilizzati, il passaggio ad autovetture elettriche e/o l’adattamento dei comportamenti al volante. In questo contesto, ridurre le emissioni dei veicoli diesel è un passo importante verso la conformità con gli standard UE in materia di qualità dell’aria” si legge in una nota della Commissione europea.

LEGGI anche: INQUINAMENTO KILLER: ALL’ITALIA LA MAGLIA NERA PER LE MORTI PREMATURE

Dal 2008, la Commissione ha intrapreso un’azione legale contro gli Stati membri proprio sul fronte dell’inquinamento atmosferico e della scarsa qualità dell’aria, concentrandosi inizialmente sul particolato (PM10) e sul biossido di azoto (NO2), per quale il termine era il 2010.

italysmog nasa

Foto

Ad oggi, l’azione legale imperniata sul NO2 riguarda 12 Stati membri, con casi d’infrazione in corso nei confronti di Austria, Belgio, Repubblica ceca, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Polonia, Portogallo, Spagna e Regno Unito.

Tocca agli stati decidere come far fronte al superamento dei limiti di NO2 ma in caso di inadempienza entro due mesi, la Commissione potrà decidere di deferirli alla Corte di giustizia dell’UE.

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook