L’inquinamento atmosferico in campagna è invisibile, ma può essere tossico quanto lo smog della città

Un nuovo studio condotto negli Stati Uniti lancia l'allarme: non basta "pesare" le particelle inquinanti per determinarne la pericolosità

È facile rendersi conto di quanto sia inquinata l’aria delle nostre città, anche se non disponiamo di strumenti scientifici per la misurazione delle particelle inquinanti nell’atmosfera: il cielo velato anche se è una bella giornata, il pulviscolo scuro che si deposita sui balconi o sull’auto parcheggiata in strada sono segnali di un’aria carica di particelle dannose per la nostra salute.

Se pensiamo invece all’aria “buona” che si respira in campagna, lontano dallo smog urbano, al cielo terso e limpido, agli alberi che contribuiscono a purificare i polmoni, non immagineremmo di trovarci in presenza di una quantità di inquinamento pari a quella che si respira in città – e invece è proprio così: l’aria di campagna non è più sana come si pensava un tempo e la fuga dalla città non è più sufficiente a rigenerare i nostri polmoni.

È quanto emerge da un nuovo studio condotto negli Stati Uniti, nel quale i ricercatori hanno messo a confronto campioni d’aria provenienti da tre aree urbane del Midwest (Chicago, Indianapolis e St. Louis) con quelli prelevati in aree rurali dell’Illinois. Stando ai risultati, tutti i campioni di aria analizzati hanno livelli simili di potenziale ossidativo. In pratica, i danni ai polmoni registrati sono gli stessi, sia che si respiri in città sia che lo si faccia in campagna – anche se la quantità di particolato fine di diametro inferiore ai 2,5 micrometri (PM2,5) è minore nelle aree rurali rispetto a quelle urbane, come ci si aspetterebbe. (Leggi anche: L’aria inquinata ci sta uccidendo più del fumo e delle guerre: lo studio shock)

@ Journal of Hazardous Materials

Questo perché la pericolosità di queste sostanze inquinanti che respiriamo ogni giorno dipende non tanto dalla loro quantità, ma piuttosto dalla loro composizione chimica: infatti, alcune particelle inquinanti hanno maggiori possibilità di reagire in presenza di ossigeno, con conseguenze maggiormente tossiche per la salute umana. Ecco perché, anche se la massa di PM2,5 nelle aree rurali è pari solo al 12% del campione totale, essa rappresenta oltre il 60% del potenziale ossidativo cellulare della regione; al contrario, il potenziale ossidativo dei campioni raccolti in città si ferma al 54%.

Leggendo questi dati si comprende quanto sia necessario riformulare i parametri relativi all’inquinamento e alla pericolosità dell’aria respirata, basandosi non più sulla quantità di sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera, ma sul loro potenziale tossico. Analizzando infatti la composizione chimica del particolato fine, i ricercatori non hanno trovato riscontrato una proporzionalità diretta fra la massa e la tossicità delle sostanze inquinanti.

Si è visto anzi come l’aria di campagna, pregna di sostanze chimiche come pesticidi e diserbanti, finisca addirittura per essere più inquinata dell’aria di città: nei campioni analizzati sono state trovate tracce di piombo, alluminio, rame, cromo e manganese – metalli pesanti contenuti dei fertilizzanti fosfatici e nei fungicidi spruzzati sulle colture, che finiscono per contaminare anche le falde acquifere oltre che l’aria.

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Fonte: Journal of Hazardous Materials

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