Inquinamento acustico e atmosferico: ecco il dossier Mal’aria 2010

E anche quest'anno finalmente a Febbraio parte il Treno Verde 2010 di Legambiente per monitorare l'inquinamento acustico ed atmosferico delle nostre città.

Lanciato attraverso l’iniziativa delle Vetrine Antismog, puntuale come ogni anno arriva il dossier di Legambiente Mal’Aria 2010 frutto del monitoraggio effettuato dal Treno Verde che, girando in lungo e in largo la Penisola, ha analizzato lo stato di salute delle città italiane, analizzando campioni d’aria per verificarne la qualità raccogliendo dati sull’inquinamento acustico.

Dai risultati riportati nel dossier: Mal’Aria 2010 relativamente all’inquinamento atmosferico dell’aria le maggiori cause sono dovute alla presenza di polveri sottili che gravano sulla salute dei cittadini, ed in effetti 57 città su 88 monitorate superano il limite previsto dalla legge. Il problema è stato riscontrato maggiormente a Napoli (156 superamenti del limite medio giornaliero di 50 microgrammi/metro cubo), Torino (151), Ancona (129) e Ravenna (126). Tra le altre grandi città svettano Milano (108), Roma (67) e Venezia (60). Valori molto elevati se pensiamo che per legge sono consentiti al massimo 35 giorni di superamento all’anno. I valori più alti si registrano nelle Regioni del nord con tutti i capoluoghi della Lombardia e dell’Emilia Romagna monitorati fuori dal limite di legge, 7 su 8 in Piemonte e 6 su 7 in Veneto.

Mentre relativamente all’ozono soprattutto nei mesi estivi si sono registrati livelli record. Dal 1 gennaio 2010 è entrato in vigore il limite per la protezione della salute umana di 120 microgrammi/metro cubo da non superare per più di 25 giorni in un anno. Ma 32 città su 50 monitorate nel 2009 non hanno rispettato questo limite. L’area più critica è La Pianura Padana con 8 città tra le prime dieci per superamenti del valore di legge. Al primo posto troviamo Novara con 83 superamenti, seguita da Alessandria (73), Lecco (70) e Mantova (68). Anche le grandi città non sono riuscite comunque a rientrare nei limiti stabiliti come dimostrano i dati relativi a Milano (51), Genova (46), Bologna (42), Torino (40) e Roma (34). A livello regionale la maglia nera se l’aggiudica di nuovo la Lombardia, dove su 10 città che misurano l’ozono, nove hanno superato ben oltre le 25 volte il limite di legge

La Commissione Europea esattamente un anno fa nel gennaio 2009 ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per l’elevato livello di polveri sottili e per l’insufficienza dei piani di risanamento dell’aria delle Regioni e la mancanza del piano di risanamento nazionale del ministero dell’Ambiente. L’Italia dovrà rientrare nei limiti di qualità entro il 2011 o dovremmo prepararci a pagare l’ennesima multa!

Le principali fonti di inquinamento atmosferico sono rappresentate dal settore industriale e dai trasporti.

Nelle aeree urbane il traffico è il maggior produttore di inquinamento ad eccezione di alcune città con poli industriali concentrati come Taranto in cui secondo l’ultimo rapporto sulla qualità dell’aria pubblicato dall’Ispra nel 2008 l’industria è responsabile del 92% delle polveri sottili e dell’80% degli ossidi di azoto emessi a livello comunale. Mentre nelle altre grandi città la principale fonte di inquinamento rimane invece il trasporto stradale: Roma e Milano emettono circa il 60% delle polveri sottili e degli ossidi di azoto; Napoli contribuisce per il 50% del PM10 (polveri sottili) e Torino per oltre il 50% circa di NOx (ossido di azoto).

I trasporti sono dunque nelle aree urbane i principali responsabili di inquinamento atmosferico essendo la seconda maggiore fonte di emissione di CO2. Per questo l’Unione Europea con la Direttiva 443/2009 ha dato il via a obiettivi di riduzione delle emissioni dalle nuove auto immatricolate imponendo l’obiettivo di 120 grammi CO2 per km che verrà raggiunto in modo graduale entro il 2015 per poi abbassarsi a 95g/km entro il 2020.

Il traffico non è  solo fonte di malattie sempre più in aumento dovute all’aria insana ma anche e soprattutto causa di inquinamento acustico, percepito come grave problema dal 36% delle famiglie italiane secondo un indagine ISTAT, Indicatori Ambientali 2008. In base a tale rapporto su 110 capoluoghi di provincia sono 68 i comuni che hanno approvato un piano di zonizzazione acustica (mappa acustica in cui vengono riportate tutte le caratteristiche del contesto urbano di riferimento come ubicazione, numero di abitanti, dimensione e che individui le situazioni più critiche sul quale intervenire), solo 15 hanno approvata una relazione biennale sullo stato acustico, 21 hanno un piano di risanamento acustico, e solo 11 hanno centraline fisse per il rilevamento del rumore.

Dunque, secondo i risultati del dossier Mal’Aria 2010 relativi all’inquinamento acustico, registrati nelle città di Napoli, Taranto, Pescara, Verona, Alessandria, La Spezia e Firenze, i valori riscontrati sono sempre stati al di sopra della norma (le norme di riferimento sull’inquinamento acustico sono il Dpcm 14/11/1997 e il Dpr n 142 del 30/03/2004 che stabiliscono i limiti di accettabilità del rumore in base alle caratteristiche delle aree considerate), sia per i valori diurni che notturni, e in alcuni casi, come a Pescara e a Napoli, i valori limite sono stati superati anche di oltre 10 decibel.

Purtroppo sia a livello comunale, che regionale ma addirittura nazionale gli interventi a migliorare sono pari a zero. I Governi dal 2001 ad oggi hanno finanziato il 67% delle risorse su infrastrutture stradali non prevedendo nessun intervento a sostegno dell’inquinamento delle città. Ad oggi l’unica politica nazionale adottata per una mobilità sostenibile è quella della rottamazione delle automobili.

Gli interventi da adottare potrebbero essere diversi, in primo luogo assicurare un trasporto pubblico più fluido aumentano le corsie preferenziali permettendo una reale concorrenza degli autobus rispetto alle auto private. Inoltre anche l’adozione di un pedaggio urbano più sviluppato per le aree più congestionate potrebbe diminuire gli ingorghi e regolare il traffico diminuendo così le emissioni di polveri sottili e di CO2. Mentre si potrebbe intervenire a livello di inquinamento acustico isolando gli edifici e gli ambienti più esposti.

Questi sono interventi che dovrebbero arrivare dall’alto ma che ne pensate se iniziassimo ad eliminare la nostra emissione giornaliera di sostanze inquinanti lasciando a casa l’auto e per esempio recarci a lavoro in bici o addirittura a piedi!

Gloria Mastrantonio

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