Ridurre al silenzio chi la critica. Un'azienda della carta e del legno, la Resolute Forest Products, sta cercando di intimidire chi suggerisce una gestione sostenibile delle foreste. Greenpeace ha reso noto un nuovo rapporto in cui spiega perché è stato attaccato da questa multinazionale del legno, con una causa milionaria che minaccia la liberta di espressione
Ridurre al silenzio chi la critica. Un’azienda della cara e del legno, la Resolute Forest Products, sta cercando di intimidire chi suggerisce una gestione sostenibile delle foreste. Greenpeace ha reso noto un nuovo rapporto in cui spiega perché è stato attaccato da questa multinazionale del legno, con una causa milionaria che minaccia la liberta di espressione.
La vicenda risale al 2016, quando la Resolute ha intentato negli Stati Uniti una causa legale per 300 milioni di dollari canadesi nei confronti di vari uffici di Greenpeace, contro un’altra organizzazione, la Stand.earth, e contro altri attivisti.
Non era la prima volta. Anche nel 2013, Resolute aveva intentato una causa per diffamazione per 7 milioni di dollari contro Greenpeace Canada e due membri del suo staff, causa ancora in corso. Non solo associazioni. Anche altri organismi indipendenti di audit ambientale come la Rainforest Alliance hanno subito le stesse tattiche aggressive da parte dell’azienda del legno e della carta.
“Greenpeace è internazionalmente riconosciuta per la sua attività indipendente a tutela dell’ambente, per cui fa sentire senza timore la propria voce. Si tratta di un’attività di interesse pubblico, non criminale. Le voci di chi ci sostiene non verranno messe a tacere perché un’azienda come Resolute vuole farla franca abbattendo foreste intatte”, ha dichiarato Bunny McDiarmid, Direttrice Esecutiva di Greenpeace International.
Secondo quanto riportato dal dossier dell’associazione, Resolute sta cercando di far passare come criminale l’attività di tutela ambientale portata avanti dalle associazioni, tentando di ridurle al silenzio.
Amy Moas, Senior Forest Campaigner di Greenpeace USA, che l’obiettivo dell’associazione è garantire la salute delle foreste e con essa i diritti delle popolazioni indigene, così come i posti di lavoro e la tutela degli habitat.
“Non stiamo chiedendo alle aziende di smettere di rifornirsi dalla foresta boreale del Canada, stiamo chiedendo alle aziende del settore della carta e del legno, e ai loro clienti, di essere parte di soluzioni durature per la foresta”.
Importanti case editrici internazionali, tra cui Penguin Random House, HarperCollins, Simon & Schuster e Hachette acquistano carta da Resolute. Greenpeace le invita a chiedere di tutelare la libertà di espressione e il diritto ad associarsi per la difesa della conservazione delle foreste.
Greenpeace Italia sarà presente al Salone Internazionale del Libro di Torino con un set fotografico sull’importanza della difesa delle foreste e della libertà di espressione.
“Questo è un paradosso per le case editrici internazionali: in un contesto politico in cui la libertà di espressione è sempre più minacciata, le case editrici, che dipendono notevolmente dalla libertà di espressione, dovrebbero disincentivare questi gravi tentativi di silenziare il dissenso, specialmente se provenienti proprio da uno dei loro fornitori”, continua Moas.
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Oltre alla preoccupazione per le foreste, qualora Resolute vincesse le cause contro Greenpeace e le associazioni ambientaliste si creerebbe un pericoloso precedente, che di fatto limiterebbe la libertà di opporsi alle lobby.
Francesca Mancuso