Continuano le violenze ai danni delle popolazioni indigene: questa volta siamo in Indonesia, dovei la tribù degli Orang Rimba è stata attaccata e spogliata dei propri averi, oltre che delle proprie terre ancestrali, per lasciare spazio alle piantagioni di olio di palma.
Continuano le violenze ai danni delle popolazioni indigene: questa volta siamo in Indonesia, dovei la tribù degli Orang Rimba è stata attaccata e spogliata dei propri averi, oltre che delle proprie terre ancestrali, per lasciare spazio alle piantagioni di olio di palma.
La notizia è stata riportata da Survival International, che racconta come gli addetti alla sicurezza della società che gestisce le piantagioni di olio di palma sorte sull’antico territorio degli Orang Rimba abbiano attaccato con violenza la tribù, bruciandone gli averi.
Gli Orang Rimba sono una tribù nomade di cacciatori e raccoglitori che vive da sempre nella foresta, sull’isola di Sumatra. Il governo indonesiano ha istituito un parco nazionale per proteggerli ma, nello stesso tempo, ha venduto gran parte delle loro terre ancestrali a società che producono e commercializzano olio di palma, legname e altri prodotti agricoli.
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Per questo, molti Orang Rimba si sono ritrovati a vivere all’interno delle stesse piantagioni, sopravvivendo grazie alla raccolta di semi di palma da olio e alla caccia ai cinghiali. Ma proprio l’abitudine di raccogliere i semi caduti dagli alberi, che fa parte della loro tradizione, ha fatto sì che la tribù venisse accusata di furto da parte della società che opera nell’area.
“Questa è la nostra terra ancestrale. La nostra vita e la morte sono in questa terra.” – ha spiegato un membro della tribù – “Come è possibile che sia proibito? È vietato ai bambini di raccogliere i semi caduti dagli alberi di olio di palma: come può essere vietato? Hanno piantato alberi di palma da olio in tutto il nostro paese.”
La società in questione, la PT Bahana Karya Semestra (BKS), che è di proprietà di Sinar Mas, ha recentemente ordinato alla tribù di lasciare definitivamente le piantagioni e di trasferirsi altrove. Un’imposizione che, per quanto crudele, è stata accettata dagli indigeni. Che, nonostante questo, sono rimasti vittima di un’aggressione violenta: gli addetti alla sicurezza della BKS hanno infatti attaccato e picchiato alcuni memrbi della tribù, dando poi fuoco ai ai loro rifugi, ai loro veicoli e a centinaia di abiti e stoffe, distruggendo così le loro uniche ricchezze.
L’ennesimo atto di violenza, insomma, contro delle popolazioni indifese, la cui unica colpa è di voler continuare a vivere secondo le proprie tradizioni nelle terre che abitano da sempre.
Lisa Vagnozzi