Una sentenza della Corte Suprema di Panama ha formalmente restituito alla comunità indigena Naso il diritto a controllare le foreste tribali.
Una sentenza storica della Corte Suprema di Panama ha formalmente restituito alla comunità indigena Naso il diritto a controllare le foreste tribali. La sentenza chiarisce che i diritti degli indigeni hanno la precedenza, aprendo prospettive anche per altri gruppi
Lo scorso 28 ottobre, con una storica sentenza della Corte Suprema di Panama, la comunità indigena Naso, che vive nella parte sudoccidentale del paese centramericano, ha formalmente ottenuto, dopo 2 anni di attesa, il diritto a possedere e controllare le proprie foreste tribali.
Sul piano della conservazione ambientale, si tratta di una grande vittoria per l’intera regione. Centinaia di ettari di terra ancestrale erano da decenni minacciati sia dalla presenza di dighe idroelettriche, sia da diffusi allevamenti di bestiame. Per esempio, la costruzione della diga idroelettrica di Bonyik, operativa dal 2014, aveva messo a rischio e decimato le popolazioni ittiche in uno dei fiumi locali. Inoltre, il governo centrale aveva sempre chiuso un occhio di fronte ai numerosi casi di deforestazione illegale e agli insediamenti agricolo-rurali non autorizzati.
Per vincere questa battaglia legale, gli indigeni Naso hanno goduto dell’appoggio della Rainforest Foundation U.S. (RFUS) – specializzata nella protezione delle foreste pluviali delle popolazioni indigene – e di altri sponsor internazionali, tra cui la Land Rights Now coalition e l’Oxfam; inoltre, i loro rappresentanti hanno lavorato in stretta collaborazione con l’Inter-American Commission on Human Rights (IACHR), a cui avevano presentato il caso prima della pronuncia della Corte Suprema.
I Naso rappresentano uno dei sette gruppi indigeni di Panama, i quali costituiscono il 10% della popolazione totale dello stato di Panama. I membri del gruppo etnico Naso (circa 3.500 persone) abitano in remoti villaggi, vivono di caccia, raccolta, pesca e agricoltura di sussistenza, proteggono le loro foreste e i loro fiumi, difendono la lingua nativa e le locali tradizioni religiose.
Insediatisi sulle sponde dei fiumi Teribe e San San, nella Cordillera di Talamanca, a ovest della provincia panamense di Bocas del Toro, eleggono il proprio sovrano, che esercita il proprio potere su un territorio semi-autonomo, che include 400.000 acri (oltre 160.000 ettari) di terre ancestrali. Con la suddetta sentenza è stata legittimata la formale creazione del territorio semi-autonomo, denominato Naso Tjër Di Comarca, guidato dal Re Reynaldo Santana. In passato, prima nel 2003 e poi nel 2005, i falliti tentativi di fondazione della comarca erano il prodotto dell’inerzia politica, nonostante l’iniziativa godesse del supporto internazionale della Banca Mondiale.
In realtà, a partire dagli anni ’80, una porzione di quell’esteso territorio era ricompreso in due aree protette e gestite dall’autorità statale: La Amistad National Park e la riserva forestale di Palo Seco. Secondo le nuove disposizioni, i due parchi naturali continueranno ad esistere, ma saranno posti sotto il controllo degli indigeni attraverso la realizzazione di un piano di gestione congiunta.
Già nel novembre 2019 il Ministero dell’Ambiente di Panama aveva aperto la strada al riconoscimento dei diritti ambientali come diritti umani, riconoscendo il diritto delle popolazioni indigene sulle aree protette. Lo status di “aree protette” non costituirebbe quindi un ostacolo alla proprietà collettiva degli indigeni su quei territori.
Fonti: Rainforest Foundation US
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