Nell’aria c’è ancora tanta paura, dopo il crollo di un tunnel usato per il trasporto di materiale radioattivo a Hanford, negli Stati Uniti.
Nell’aria c’è ancora tanta paura, dopo il crollo di un tunnel usato per il trasporto di materiale radioattivo a Hanford, negli Stati Uniti.
Martedì scorso, l’incidente nell’impianto per la produzione di plutonio che ha fatto immediatamente scattare le procedure d’emergenza. Intorno alle 17.30 ora italiana, alla centrale nucleare è stata ordinata l’evacuazione, perché ‘i tunnel contengono materiali contaminati’.
Tragedia solo sfiorata perché, al momento del crollo, non c’erano operai, tuttavia, a chi si trovava non lontano dal luogo, è stato ordinato di non mangiare e non bere.
Rimane, dunque, un’area potenzialmente a rischio e il consiglio del Dipartimento americano dell’Energia è quello di non uscire e restare al chiuso per sfuggire a eventuali radiazioni non pervenute.
La centrale si trova 360 chilometri a sudest di Seattle, una fabbrica in cui lavorano 9mila persone tra 210mila metri cubi di residui radioattivi, questo fa di Hanford, il sito nucleare più contaminato del Paese.
Costruita nella Seconda guerra mondiale, la centrale forniva plutonio per la bomba atomica lanciata su Nagasaki all’interno del Progetto Manhattan.
Nel 2007 conteneva due terzi di tutti i residui ad alta radioattività degli Stati Uniti. Residui che si trovano in 177 cisterne sotterranee.
La scoperta dell’incidente è stato fatta durante un servizio di routine, in cui è stato individuato un abbassamento della superficie del terreno in un’area di sei metri per sei.
Il tunnel è uno dei due vicini all’infrastruttura Purex, di estrazione del plutonio, in buona parte ormai smantellata: entrambi, lunghi diverse centinaia di metri, erano utilizzati negli anni 50 per stoccarvi materiale radioattivo.
Il crollo fa ancora una volta riflettere sulla scelta sbagliata del nucleare.
“Sebbene il Dipartimento dell’energia americana assicuri che nel tunnel non è stata rilevata alcuna contaminazione dopo il crollo, occorre un’accurata valutazione dell’incidente perché potrebbe avere un impatto pericoloso per circa 230mila cittadini che vivono a Kennewick, Pasco e Richland”, commenta Elio Pacilio, presidente di Green Cross Italia.
I fatti dimostrano come la minaccia del nucleare esista ancora, così come le conseguenze delle radiazioni delle radiazioni di Chernobyl in Europa. Senza dimenticare l’incidente di Fukushima, che ha distrutto l’ecosistema marino del Pacifico.
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“Il Governo italiano deve dare il suo contributo per l’approvazione di un Trattato di messa al bando degli ordigni nucleari, durante la seconda sessione di negoziati che si terrà a New York a giugno 2017, riprendendo il cammino del disarmo per garantire un futuro migliore all’ambiente e alle prossime generazioni”, chiosa Pacilio.
Foto: Energy Department to Investigate