Il Canada in preda alle fiamme. Nei giorni scorsi, l'area di Fort McMurray in Alberta è stata devastata dagli incendi causando l'evacuazione di circa 100.000 persone. L'ennesimo disastro passato quasi sotto silenzio. E a contribuire potrebbero essere stati anche i cambiamenti climatici
Il Canada in preda alle fiamme. Nei giorni scorsi, l’area di Fort McMurray in Alberta è stata devastata dagli incendi causando l’evacuazione di circa 100.000 persone. L’ennesimo disastro passato quasi sotto silenzio. E a contribuire potrebbero essere stati anche i cambiamenti climatici.
Dal 3 maggio scorso, Fort McMurray è divorata da devastanti incendi che hanno raso al suolo interi quartieri. Il tempo insolitamente caldo e secco ha contribuito al disastro che, secondo alcuni esperti, può essere collegato all’aumento delle temperature associato ai cambiamenti climatici. Ancora un disastro di cui in pochi hanno parlato, nonostante la gravità della situazione.
“Le condizioni che hanno favorito questi incendi – vale a dire, l’inverno insolitamente caldo e secco che la regione ha sperimentato – quasi certamente ha a che vedere con i cambiamenti climatici” ha detto Mann, direttore dell’Earth System Science Center della Pennsylvania State University.
Gli ultimi mesi sono stati tra i più caldi della storia. Le temperature dell’Alberta hanno raggiunto il record massimo a maggio, superando i 32 gradi lo scorso martedì, circa 4,5 gradi sopra la media del periodo.
“I dati storici mostrano che questa regione si sia scaldata sensibilmente nel corso dell’ultimo mezzo secolo. L’Alberta si trova proprio all’interno del bersaglio di questo modello di calore anomalo”.
The entire city is just covered in white smoke. We can't see very far in any direction #ymm #ymmfire pic.twitter.com/Eyu43Vc09H
— BreannaKarstensSmith (@BreannaCTV) 4 maggio 2016
That black smoke is where we were 45 minutes ago. Terrifying. #ymm #ymmfire pic.twitter.com/u3HSHkmqaf
— BreannaKarstensSmith (@BreannaCTV) 4 maggio 2016
Le temperature più calde del solito, in combinazione con i forti venti e la bassa temperatura di fusione della neve, hanno notevolmente aumentato il rischio di incendi boschivi nella regione al punto che negli ultimi 50 anni la superficie delle foreste dell’Alberta devastata dagli incendi è più che raddoppiata.
Oltre 300 quelli hanno scosso l’Alberta da marzo a oggi, anticipando di un intero mese la stagione degli incendi. Lo scorso anno, si sono verificati circa 7.000 casi, che hanno bruciato 4 milioni di ettari di foresta in tutto il paese.
Le condizioni sono anche dovute in parte anche a El Nino, che porta aria secca in Canada ma l’aumento delle temperature globali ha reso l’inverno ancora più asciutto, secondo Kevin Trenberth, scienziato del National Center for Atmospheric Research.
Come se non bastasse, gli incendi potrebbero creare ulteriori danni. La paura riguarda gli impianti petroliferi, e in particolare quelli lungo il lago di Nexen. Qualora fossero raggiunti dalle fiamme, i danni ambientali sarebbero incalcolabili.
Fort McMurray inoltre è circondata da sabbie bituminose, le rocce da cui si estrae il petrolio. Un mix micidiale: fiamme, petrolio, cambiamenti climatici. La città si trova nell’area che ospita la terza più grande riserva petrolifera del mondo. Al momento la produzione petrolifera del paese è stata bloccata dalle fiamme.
Why the #ymmfire? Temperatures ~20 C above normal. Charts running out of colours. pic.twitter.com/ivcWInxkV5
— Simon Donner (@simondonner) 4 maggio 2016
L’evacuazione degli abitanti è stata complicata dal fatto che il fuoco ha attraversato l’unica autostrada che attraversa Fort McMurray, costringendo molte persone a nord, verso le aree dove si trovano le industrie petrolifere che costituiscono gran parte della base economica della regione.
Timori su timori, che hanno un comune denominatore: l’impatto pesante delle attività umane sull’ambiente.
Redazione greenMe.it
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