Continuano i roghi in Piemonte, dove a rimetterci è anche la fauna, presa di mira da cacciatori senza pietà.
Allerta incendi Piemonte. Non è stata facile la notte appena trascorsa: in valle di Susa e in val Cenischia il fuoco, quasi sempre di origine dolosa, si è esteso per chilometri ed è sceso pericolosamente in prossimità delle case.
Molti degli abitanti di Mompantero sono stati evacuati, anche se stamattina il vento pare essersi placato, così come fumo, ma è ancora attivo un incendio in montagna sopra Venaus.
“La situazione – ha spiegato Franco Licini, coordinatore della Protezione Civile Piemonte – è aggravata in questi ultimi giorni anche a causa del forte vento caldo e secco che sta scendendo dalla catena alpina. Dal 10 ottobre le squadre antincendio regionali e dei vigili del fuoco hanno dovuto affrontare più di 300 incendi, più o meno importanti, con l’impiego di circa 300 volontari per turno. Soltanto nella giornata di ieri [domenica 29 ottobre, ndr] sono stati gestiti 39 incendi con 602 volontari coadiuvati dai Vigili del Fuoco. I mezzi impiegati sono stati 195 ed è stata allertata anche la componente della Protezione Civile, attivata per l’assistenza alla popolazione su richiesta dei sindaci”.
La zona più critica è proprio quella del costone montano a ridosso di Mompantero, dove sono state portate in sicurezza 450 persone su 600 residenti. In giornata il prefetto di Torino, Renato Saccone, e il comandante provinciale dei carabinieri, hanno incontrato i sindaci interessati e i luoghi a ridosso dell’incendio.
Ci sono boschi e montagne in fiamme dal Cuneese al Canavese e qualche focolaio anche a Sordevolo, sopra Biella, dove i carabinieri hanno anche fermato un sospetto piromane. E poi non ci si ferma nemmeno in Lombardia, nel Comasco, in provincia di Sondrio e nel Bresciano.
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L’incubo della caccia
Proprio così: a rimetterci è anche la fauna che, già messa a dura prova da fuoco e fumo, deve fare i conti anche con i cacciatori, he approfittano di “esseri terrorizzati e disorientati” per fare una carneficina.
“Le aree percorse da incendi e le zone limitrofe devono essere tutelate in modo più rigido contro la scriteriata voglia di uccidere di pochi – afferma Riccardo Ferrari, consigliere della Lipu – che mettono oltretutto a rischio l’incolumità del personale che opera per contrastare gli incendi”.
La stagione venatoria non avrebbe mai dovuto cominciare e ora più che mai non ha senso darle un prosieguo. Non solo, ma esiste anche una legge, la legge quadro 353/2000 che all’articolo 10 prevede lo “stop alla caccia per 10 anni in tutte le aree colpite dagli incendi”, così come la legge 157/92 conferisce a Stato e Regioni gli strumenti normativi per intervenire contro simili disastri ambientali. Tra questi, il comma 1 dell’articolo 19 consente alle regioni di “vietare o ridurre per periodi prestabiliti la caccia per sopravvenute particolari condizioni ambientali‘, e il comma 1bis dell’articolo 1, che permette allo Stato di “adottare le misure necessarie per tutelare i volatili”.
Come a dire, insomma: la speranza che la situazione torni sotto controllo ci sta tutta, ci auguriamo quanto meno che ci sia buon senso e il dovuto rispetto delle norme a tutela (anche) della fauna selvatica e di tutti gli ambienti naturali.
Germana Carillo