Alcune delle discariche di abiti usati che si sono create nel deserto di Atacama sono state incendiate per alimentare ancora di più il traffico illegale di rifiuti tessili con conseguenze drammatiche per la salute
Uno dei simboli della fast fashion è la discarica di abiti usati nel deserto di Atacama. Situata nel comune di Alto Hospicio, di recente ha subìto un drammatico incendio che ha causato la distruzione di tutti i vestiti accumulati. Questa situazione non ha fatto altro che spingere chi è coinvolto nel traffico illegale di rifiuti tessili a cercare nuovi modi per continuare le loro attività.
Secondo quanto riportato, sono infatti emersi nuovi siti di smaltimento nel deserto, caratterizzati da una maggiore difficoltà di individuazione da parte delle autorità. Rosario Hevia, fondatrice di ECOCITEX, un negozio che si occupa del riciclo di vestiti usati, è stata coinvolta in un documentario che indaga sul destino degli abiti usati ad Alto Hospicio.
Durante le riprese, ha avuto modo di constatare di persona la pratica del trasporto notturno dei vestiti seguito dalla loro combustione in fuochi illegali all’alba. Questo nuovo metodo di smaltimento prevede la creazione di discariche clandestine in diverse aree del deserto, rendendo così più difficile il controllo da parte delle autorità.
È difficilissimo sorvegliare queste aree remote
La situazione è particolarmente preoccupante considerando che il Cile è il Paese che importa più abiti usati in America Latina, secondo la Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi (CEPAL). La distruzione della famosa collina di vestiti a Alto Hospicio, con un peso stimato tra le 11.000 e le 59.000 tonnellate, rappresenta solo la punta dell’iceberg di un problema più ampio.
Le autorità locali, compreso il sindaco di Alto Hospicio, Patricio Ferreira, hanno preso atto della gravità della situazione. Ferreira ha sottolineato che nessuno desidera vivere in una discarica e ha evidenziato il crescente impegno delle autorità locali nell’affrontare questo problema. Tuttavia ha anche ammesso che la sorveglianza delle aree remote rimane una sfida, nonostante un aumento del 300% degli ispettori comunali.
Rosario Hevia, dopo aver visto di persona la situazione nel nord del Cile, si è impegnata a riportare imparzialmente e obiettivamente ciò che ha scoperto. Ha sottolineato l’importanza di portare alla luce il problema e ha chiarito che, sebbene non abbia la soluzione, il primo passo è evidenziare la situazione dati i problemi di salute che vanno ad aggiungersi visti gli incendi.
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