Record di emissioni inquinanti a causa degli incendi che hanno colpito il Circolo Polare Artico. Sono aumentate addirittura del 35%
Record di emissioni inquinanti a causa degli incendi che hanno colpito il Circolo Polare Artico. Sarebbero aumentate addirittura del 35% rispetto al 2019. Numeri davvero inquietanti arrivano dagli scienziati del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) presso il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF).
Secondo le ultime analisi condotte in ambito europeo, gli incendi nel Circolo Polare Artico sono stati la causa del superamento del record di emissioni di CO2 rispetto allo scorso anno. I ricercatori si occupano di monitorare quotidianamente gli incendi su scala globale attraverso le osservazioni satellitari verificando anche le emissioni. Ciò dà la possibilità a CAMS di costruire un quadro a lungo termine dell’attività degli incendi.
In questo modo, gli scienziati hanno stimato che quest’anno le emissioni di CO2 dal Circolo Polare Artico sono cresciute di più di un terzo rispetto a quelle del 2019. Dal 1° gennaio al 31 agosto 2020, le stime relative alla regione erano di 244 megatonnelate, in confronto alle 181 dell’interno 2019.
L’incremento più significativo di incendi è stato osservato nella Repubblica di Sakha, nella Jacuzia. Qui a finire in fumo sono stati addirittura milioni di ettari di campi e boschi. Oltre al danno legato alla loro distruzione, ciò ha prodotto un picco nelle emissioni di CO2 passate da 208 megatonnellate nel 2019 a 395 megatonnellate nel 2020.
Anche se le cause rimangono incerte e difficili da individuare, si ritiene che alcuni di essi all’inizio della stagione siano stati causati dai cosiddetti ‘incendi zombie’ che potrebbero essere rimasti attivi sotto terra durante i mesi invernali.
Secondo quanto riportato dai dati di Copernicus, il picco delle emissioni causate dagli incendi nell’Artico si è verificato a luglio e inizio agosto.
Se si considera però tutto il periodo estivo, compreso tra giugno e agosto, gli incendi nel Distretto Orientale Federale Russo hanno emesso approssimativamente un totale di 540 megatonnellate di CO2, che supera il precedente picco di emissioni totali.
Non solo l’Asia. Anche una vasta regione del sud-ovest degli Stati Uniti d’America sta sperimentando numerosi incendi dovuti all’ondata di caldo. Grandi nubi di fumo hanno raggiunto addirittura i Grandi Laghi spostandosi verso l’Atlantico del Nord.
Lo stato col maggior numero di focolai è la California in cui si sono verificati il secondo e il terzo peggior incendio nella storia del paese.
“Gli incendi nell’Artico stanno bruciando da metà giugno e hanno già sorpassato per intensità e, di conseguenza per emissioni di CO2, quelli del 2019. Grazie ai dati forniti dal nostro servizio parallelo presso ECMWF, Copernicus Climate Change Service (C3S), sappiamo che le condizioni climatiche di caldo e secco sono state nuovamente prevalenti durante quest’estate. Il nostro monitoraggio è fondamentale per comprendere l’impatto sull’atmosfera, in termini di inquinamento dell’aria, esercitato dalle dimensioni e dall’intensità di questi incendi. Questo permette anche la diffusione in tutto il mondo di informazioni utili per gli scienziati, i politici e per tutti gli enti rilevanti” ha detto Mark Parrington, scienziato senior ed esperto di incendi di CAMS.
Fonti di riferimento: Copernicus,
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