A Taranto si muore di più di tumore. L’Ilva ha compromesso la catena alimentare?

A Taranto ci si ammala di più. Lo dice il Ministero della Salute, che oggi ha reso noto il Rapporto Ambiente e salute a Taranto: evidenze disponibili e indicazioni di sanità pubblica nel corso di una conferenza stampa presso l'Ospedale SS. Annunziata della città pugliese

A Taranto ci si ammala di più di tumore. Lo dice il Ministero della Salute, che ieri ha reso noto il Rapporto Ambiente e salute a Taranto: evidenze disponibili e indicazioni di sanità pubblica nel corso di una conferenza stampa presso l’Ospedale SS. Annunziata della città pugliese.

Come spiega il rapporto, altri studi precedenti di monitoraggio ambientale che coinvolgevano anche le emissioni industriali, hanno evidenziato che nell’area di Taranto vi era un quadro di inquinamento ambientale diffuso legato purtroppo al polo industriale cittadino, ed in particolare al complesso dell’acciaieria. Un’analisi geografica della mortalità tumorale nel periodo 2000-2004 nelle cinque province pugliesi ha mostrato che nella città di Taranto e nel gruppo di comuni circostanti il polo industriale, è presente un eccesso per tutti i tumori tra il 10% e il 13% sia negli uomini che nelle donne. Ma non solo nella città di Taranto, la mortalità osservata è superiore all’attesa per i tumori del pancreas, della mammella e della vescica.

Il nuovo rapporto, partendo da tali considerazioni, è stato ampliato con l’aggiornamento agli anni 2003-2009 dello Studio Sentieri relativo all’area di Taranto, che fornisce i dati dell’analisi della mortalità, del biomonitoraggio e del rischio sanitario connesso alla qualità dell’aria. Secondo il documento, è certa la compromissione della salute della popolazione residente a Taranto. In particolare i residenti nei quartieri di Tamburi, Borgo, Paolo VI e nel comune di Statte mostrano una mortalità più elevata soprattutto per le malattie per le quali le esposizioni ambientali presenti nel sito possono costituire specifici fattori di rischio.

Di cosa ci si ammala a Taranto a dintorni? Melanoma, linfomi non Hodgkin e leucemia mieloide, ma anche tumore del fegato, del polmone, della pleura, malattie del sistema circolatorio (fra queste la malattia ipertensiva e la malattia ischemica), malattie dell’apparato respiratorio (e tra queste le malattie respiratorie acute) e malattie dell’apparato digerente (tra queste la cirrosi epatica).

In conclusione i risultati dell’analisi di mortalità svolta secondo la metodologia del progetto SENTIERI mostrano che sia tra gli uomini che tra le donne, in entrambi i periodi considerati, sono presenti eccessi di mortalità per le principali cause di morte. Un caso? Probabilmente no. “Questo quadro di mortalità documenta uno stato di salute dei residenti nel SIN di Taranto sfavorevole rispetto alla popolazione regionale, in particolare per le patologie la cui eziologia ammette fra i propri fattori di rischio accertati o sospettati le esposizioni ambientali presenti nel sito” si legge nel dossier.

Nel corso della conferenza il Ministro Balduzzi ha inoltre illustrato l’Intervento del Ministero della Salute nella nuova AIA, l’Autorizzazione Ambientale Integrata per l’avvio di una massiccia opera di risanamento ambientale dell’area pugliese, volta a ridurre i rischi per la salute. Queste le misure proposte dal Ministero della Salute nell’ambito dell’AIA:

  1. l’adozione di un sistema di monitoraggio sanitario dell’efficacia delle prescrizioni

  2. la costituzione di un apposito Osservatorio, con la partecipazione delle istituzioni locali (ARPA Puglia, ASL e AReS), nazionali (ISS ed ISPRA) ed internazionali (OMS), al quale affidare l’interpretazione dei dati e la comunicazione delle conclusioni all’autorità competente

  3. la possibilità di rivedere l’AIA in funzione dei risultati del monitoraggio.

A margine della presentazione del Rapporto, il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, che in passato si è mostrato scettico riguardo ai dati fino ad arrivare allo scontro col leader dei Verdi Bonelli ha invitato alla cautela sostenendo che “i dati della salute della popolazione devono essere confrontati con dati confrontabili prima di poter trarre una conclusione“. E ha dichiarato: “Ho qualche sospetto che molto abbia a che fare con l’inquinamento della catena alimentare determinato dall’accumulo in decenni di sostanze tossiche pericolose che possono essere ancora attive se non si bonifica. Quindi, bisogna bonificare, non si possono tenere fermi i siti contaminati aspettando che qualcuno trovi la soluzione. Bisogna farlo subito“.

Ma non può negare che l’Ilva e l’aumento della mortaliità siano in qualche modo legati: “I dati trasmessi confermano che l’inquinamento ambientale associato alle attività industriali e cantieristiche dei decenni passati ha un ruolo significativo negli eccessi di mortalità rilevati per alcune tipologie di tumori” spiega in una nota.

Sulla questione interviene anche la Coldiretti che chiede chiarezza

Occorre fare immediata chiarezza sulla situazione della catena alimentare nell’area dell’Ilva di Taranto, individuando e rimuovendo gli eventuali problemi laddove venissero riscontrati” commenta le parole di Clini in merito al presunto inquinamento del cibo nell’area dello stabilimento siderurgico. “Serve verificare sin da subito la situazione individuando le criticità e rimuovendole, anche per evitare di lanciare generici allarmi che finiscono per mettere in difficoltà il sistema produttivo, soprattutto in un momento economico difficile come quello che stiamo attraversando. Secondo un recente sondaggio di Eurobarometro – conclude Coldiretti – la contaminazione dell’ambiente è quella più temuta, con un italiano su quattro che la teme anche più della crisi.

Cos’altro occorre sapere prima di agire?

Francesca Mancuso

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