Il testo della manovra era chiaro: 50 milioni di euro che il governo avrebbe stanziato per curare i cosiddetti bambini dell’Ilva,vittime innocenti dei veleni della fabbrica a carbone più grande d'Europa.
Il testo della manovra era chiaro: 50 milioni di euro che il governo avrebbe stanziato per curare i cosiddetti bambini dell’Ilva,vittime innocenti dei veleni della fabbrica a carbone più grande d’Europa.
Ma improvvisamente, l’emendamento è scomparso lasciando l’amaro in bocca a quanti avevano visto un barlume di speranza all’emergenza Taranto. Parliamo di mortalità in aumento, di patologie respiratorie, di malattie dell’apparato digerente, del sistema circolatorio. Un bambino su quattro è in costante accertamento epidemiologico.
In dieci anni, nel capoluogo pugliese, si è passati da 4677 a 8901 malati di cancro in vita. I quartieri più a rischio, come è ben noto sono quelli di Tamburi e Paolo VI, a ridosso dello stabilimento di cui sono ormai note le vicende.
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Eppure un quadro così desolante, non è servito a mandare avanti un emendamento scomparso in sordina. Era stata la stessa ministra Lorenzin ad annunciare l’intenzione di aiutare Taranto.
“Eravamo d’accordo che tra le spese più importanti, oltre al centro meteo di Bologna o alla coppa del mondo di sci, ci fosse questa. L’impegno era stato sbandierato, soprattutto dal sottosegretario Claudio De Vincenti e poi dal ministro Lorenzin. Non c’è’ tarantino che non lo sapesse”, dice il presidente della commissione bilancio, Francesco Boccia.
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La richiesta di chiarimenti è stata immediata, ma finora l’unica risposta ricevuta da Boccia è che “l’emendamento non era stato autorizzato da Palazzo Chigi”.
Quei 50 milioni di euro sarebbero serviti per aiutare le tante famiglie con bambini che non hanno la possibilità economica di spostarsi in altre regioni per le cure sanitarie, conseguenza dell’avvelenamento dai fumi dell’Ilva.
Dominella Trunfio