Un mare di fango: questo è lo scenario immortalato dai satelliti, a distanza di giorni dalle alluvioni che hanno colpito in Emilia-Romagna
A distanza di giorni dalle spaventose alluvioni e inondazioni che hanno messo in ginocchio l’Emilia-Romagna, gli effetti della catastrofe sono ancora ben visibili. E non soltanto per le strade e nelle campagne, dove un esercito di cittadini e volontari, giunti da diverse parti d’Italia, stanno lavorando senza sosta per rimuovere il fango e i detriti che hanno invaso tutto.
Le conseguenze sono tangibili pure dall’alto: le immagini dei satelliti Sentinel-2 e Sentinel-3 del programma Copernicus EU, rielaborate dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), mostrano come sia molto intensa la portata dei flussi alle foci di fiumi e canali nel Mar Adriatico settentrionale. Lunge scie di fango stanno continuando a a riversarsi nelle acque del mare, come mostra la colorazione marrone dei pennacchi immortalati dai satelliti.
L’evento avvenuto tra il 15 e il 17 maggio ha causato l’esondazione di 23 fiumi e coinvolti negli allagamenti 43 comuni. – riepiloga l’Ispra in una nota – Sul versante del dissesto idrogeologico, risultano “attive” un migliaio di frane: si tratta di masse il cui terreno è in fase di spostamento verso valle, di queste circa 300 sono concentrate in 54 comuni. Tutte le squadre di rilevatori (soprattutto nel ravennate e in provincia di Forlì-Cesena) sono in campo per aggiornare costantemente il quadro idrogeologico, anche con i droni laddove le strade non sono più percorribili.
Il problema dei rischi igienico-sanitari dopo le inondazioni
A preoccupare non è soltanto l’impatto ambientale del disastro. Adesso si pone il problema legato ai rischi igienico-sanitari a cui sono esposti i cittadini, che da oltre una settimana si trovano in un territorio caratterizzato dalla presenza di acque stagnanti.
L’allarme è stato lanciato dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), preoccupata per le zanzare – veicolo di trasmissione di malattie – e non solo.
Una alluvione causa morte per annegamento, infarto, ipotermia, lesioni elettriche e ferite, ma questi sono solo gli effetti diretti ed immediatamente visibili dell’emergenza – spiega il presidente Alessandro Miani – Gli effetti indiretti sono invece monitorabili solo nel lungo periodo: basti pensare che lo straripamento delle acque reflue causate dalle inondazioni aumenta il rischio di infezioni (specie negli anziani e nei bambini) come norovirus, epatite A, rotavirus, infezioni causate da parassiti Cryptosporidium e Giardia, infezioni batteriche dovute a Campylobacter, Escherichia coli, Salmonella, ecc.
Cresce quindi in modo esponenziale il rischio di malattie gastrointestinali, dermatiti, congiuntiviti, ma sono possibili anche veri e propri avvelenamenti, ad esempio in caso di rottura di condotti sotterranei, straripamento di scorie tossiche, o rilascio di sostanze chimiche conservate nel terreno.
A tal proposito è intervenuta anche l’Ausl ricordando aglia abitanti delle zone alluvionate di seguire delle importanti regole, ovvero:
Evitare il contatto con le acque alluvionali per non contaminarsi con acqua o suolo inquinati. Quando questo è inevitabile, meglio seguire alcuni i consigli: indossare sempre stivali o calzatura robusta per proteggervi. Evitare ciabatte e infradito; indossare i guanti quando si prevede il contatto e aver cura di lavare bene le mani con sapone e acqua corrente, al termine. Evitare di toccare viso, bocca e occhi con le mani non pulite; i bambini non devono giocare con i fango e acqua.
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Fonte: ISPRA
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