Nel mondo si bevono due miliardi di tazze di caffè al giorno ma, secondo gli analisti, presto la sua produzione non ci basterà più. Ecco perché molte aziende stanno sperimentando in laboratorio il caffè che non contiene caffè
Un hamburger senza carne, un latte senza latte e, presto, un caffè senza caffè. Non tutti ancora, infatti, ci siamo resi conto che anche dietro alla nostra irrinunciabile tazzina di caffè mattutina c’è un autentico disastro sociale e ambientale, dallo sfruttamento dei lavoratori alla deforestazione, tale per cui sarà necessario presto correre ai ripari.
Un mix perfetto, infatti, che ha già portato alla carenza di terreni e all’aumento dei prezzi. Ragione per cui gli analisti dalle pagine del Wall Street Journal chiosano più o meno serenamente: presto dovremo abituarci al sintetico (o artificiale).
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Di recente infatti i prezzi del caffè, come quelli del cacao, sono saliti a livelli record e potrebbero aumentare ancora.
Le analisi del WTJ
Il consumo globale di caffè è un problema sociale e ambientale significativo: si pensi, per esempio, che un albero medio di Arabica è in grado di produre solo da uno a due chili di caffè all’anno. La continua domanda ha portato di contro a una massiccia deforestazione, a salari da fame per gli agricoltori e a notevoli emissioni di carbonio dovute alla produzione e alle lunghe catene di approvvigionamento.
I numeri sono impressionanti: secondo i calcoli, circa la metà della terra destinata alla coltivazione del caffè diventerà inadatta a tale scopo entro il 2050 a causa del cambiamento climatico.
Ed è così che almeno una mezza dozzina di aziende stanno ricorrendo alla biotecnologia e alla scienza alimentare per sostituire il caffè nella tazza con qualcosa di meno dannoso e meno vulnerabile ai cambiamenti climatici, veri e propri caffè sintetici realizzati con una varietà di ingredienti, tra cui ceci e scarti agricoli “riciclati” come i noccioli di datteri.
Altre realtà utilizzano cellule coltivate in laboratorio da piante di caffè reali. Aziende come Voyage Foods, Minus Coffee, Atomo, Prefer, Stem e Northern Wonder hanno iniziato a vendere o stanno lavorando alle cosiddette alternative al caffè senza chicchi.
I bioreattori
La NASA ha proposto di coltivare cibo per le stazioni spaziali e le basi lunari utilizzando bioreattori, contenitori in acciaio utilizzati per produrre prodotti farmaceutici, cosmetici e additivi alimentari. Heiko Rischer, capo della biotecnologia vegetale presso il Centro di ricerca tecnica VTT finlandese, ha dimostrato nel 2021 che è possibile coltivare cellule dalle piante di caffè all’interno di un bioreattore e la polvere risultante, una volta tostata, ha molte delle caratteristiche del caffè. I ricercatori stanno anche lavorando a un processo simile per far crescere nelle piante di cacao le cellule che conferiscono al cioccolato il suo sapore caratteristico.
Non c’è limite a quali cellule vegetali possono essere coltivate nei bioreattori, ma il prezzo non è ancora competitivo con quello reale. Anche se il suo team ha coltivato abbastanza cellule di caffè nei bioreattori per creare una sostanza che si avvicina a quella reale, non è chiaro quando il processo sarà sufficientemente ampliato da consentire al cacao e al caffè coltivati in laboratorio di essere competitivi.
In futuro, il più grande concorrente del caffè senza chicchi sarà probabilmente il caffè normale, ma truccato e coltivato in biomi che potrebbero diventare più ospitali man mano che il pianeta si riscalda.
Il caffè sintetico, in ogni caso, potrebbe avere gli stessi problemi ambientali di gran parte del caffè odierno, in termini di utilizzo del suolo e di impatto sulle emissioni derivanti dal trasporto dei chicchi. Dunque, voi lo berreste?
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