Un nuovo studio ha scoperto 24 sostanze derivate dai pesticidi e pericolose che fino ad oggi sono sfuggite ai controlli ambientali
Non tutti i pesticidi vengono rilevati nell’ambiente. Secondo un nuovo studio, sono 24 le sostanze che derivano dalla degradazione dei fitofarmaci utilizzati in agricoltura che, fino ad oggi, sono riuscite a sfuggire ai controlli ambientali.
La ricerca, condotta dall’Istituto spagnolo per la diagnosi ambientale e gli studi sulle acque (IDAEA-CSIC), del Consiglio superiore per la ricerca scientifica (CSIC) e dall’Università svedese di scienze agrarie (SLU), ha individuato alcuni sottoprodotti dei pesticidi, mai rilevati nei controlli ambientali.
Si tratta in pratica di sostanze, la cui presenza fino ad ora era sconosciuta, che derivano dalla degradazione dei pesticidi e, come c’era da aspettarsi, hanno effetti nocivi.
Come si legge nella nota redatta dall’IDAEA:
Gli scienziati sottolineano che alcuni di questi prodotti sono più persistenti e tossici dei pesticidi originali.
I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Environmental Science & Technology, mostrano come, nonostante le normative dell’Unione Europea per il controllo dei pesticidi in campo agricolo, vi siano ancora un gran numero di sostanze non rilevate e i cui effetti dannosi possono superare addirittura quelli dei pesticidi originali regolamentati.
Questi prodotti di trasformazione si formano da reazioni chimiche che avvengono dopo che i pesticidi sono stati utilizzati. Come ha dichiarato Pablo Gago Ferrero, coordinatore
dello studio:
Le quantità trovate possono rappresentare un chiaro rischio ambientale considerando la tossicità di queste sostanze. Questi composti hanno una maggiore capacità di dispersione rispetto ai pesticidi originali e possono raggiungere le falde acquifere dalle quali viene estratta l’acqua potabile. Questa capacità, unita al fatto che la loro presenza nell’ambiente non è monitorata, può rappresentare un rischio per la salute umana.
Per scoprire le nuove molecole, lo studio ha utilizzato una particolare metodologia (già nota in Svezia) utile a rilevare anche le sostanze più nascoste e a concentrazioni minime. Per ottenere i risultati sono state messe insieme chimica analitica e revisione sistematica della distribuzione dei pesticidi nell’ambiente, grazie ai dati dei programmi europei di monitoraggio ambientale.
La cosa che colpisce di più è che, in alcuni casi, il vero e proprio pesticida non è stato individuato e ciò potrebbe far credere che questo non si trovi nell’ambiente. In realtà, c’erano appunto le molecole formate dalla sua degradazione.
Uno scenario che è anche peggiore, considerato che si tratta di prodotti che non si trovano in nessun database di sostanze pericolose. Inoltre, come ha dichiarato il professor Ferrer:
Gran parte dei nuovi sottoprodotti rilevati ha superato le concentrazioni dei pesticidi originali da cui si sono formati, con tossicità stimate più elevate. Questo studio mostra che, nonostante l’esistenza di potenti sistemi di controllo ambientale, vengono omesse sostanze con effetti nocivi sull’ambiente.
Grazie al nuovo studio però:
Questi composti sono stati aggiunti al database PubChem e la loro identificazione sarà d’ora in poi facile.
Alcune delle sostanze rilevate dallo studio sono già state inserite nei controlli ambientali scandinavi e ci auguriamo che presto lo stesso provvedimento venga preso anche in Italia e nel resto d’Europa, considerando che, purtroppo, anche nel nostro paese si fa un largo uso di pesticidi.
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Fonte: Idaea / Environmental Science & Technology
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