I Guarani del Brasile hanno vinto un ricorso alla Corte Federale Suprema che fa sperare nella riappropriazione delle loro terre ancestrali.
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Decisione storica: la Corte Suprema del Brasile si schiera a favore del diritto alla terra degli indigeni. I potenti allevatori stanno usando la terra dei Guarani. E nel frattempo, loro vivono in condizioni terribili, in riserve sovraffollate o ai lati delle strade principali o su minuscoli fazzoletti di terra, che hanno cercato di rioccupare
In Brasile, il gruppo indigeno dei Guarani Kaiowá lo scorso 7 aprile ha vinto un ricorso legale depositato presso la Corte Federale Suprema del Brasile (STF). I giudici federali che hanno accolto all’unanimità il ricorso hanno ordinato la revisione della sentenza emessa dalla medesima Corte nel 2014, a seguito della quale era stata annullata la demarcazione di alcuni territori ancestrali reclamati dalla comunità Guarani.
O povo Guarani Kaiowá conquistou uma importante vitória nesta quarta-feira, dia 7 de abril: por unanimidade no Supremo Tribunal Federal – STF.
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— Apib Oficial (@ApibOficial) April 8, 2021
Una netta sconfitta politica per il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, la cui amministrazione ha sempre osteggiato il riconoscimento di diritti territoriali alle comunità indigene del paese e si è opposta strenuamente ad eventuali processi di demarcazione territoriale a tutela della popolazione nativa del Brasile. Il governo Bolsonaro ha in progetto di installare in quegli antichi territori progetti estrattivi, allevamenti, attività agricole e di taglio del legno, a sostegno dell’economia nazionale ma a discapito degli indigeni e della loro stessa esistenza.
La disputa sul Guyraroká
Da decenni gli indigeni Guarani lottano per il riconoscimento dei propri diritti di proprietà sulle terre ancestrali del territorio di Guyraroká. Quest’ultimo — che si trova nello stato brasiliano del Mato Grosso do Soul e si estende per circa 11.000 mila ettari nel cuore agricolo del paese — è stato formalmente riconosciuto come territorio indigeno nel 2004.
Grazie all’intervento del FUNAI, l’agenzia federale incaricata di proteggere i diritti degli indigeni, dal 2009 su quel territorio era stato avviato un processo di demarcazione dei confini. Tale processo è stato però bruscamente interrotto dalla citata sentenza del 2014.
Ora i legali che difendono la comunità Guarani di Guyraroká sono intenzionati a proseguire la lotta e chiedono un processo equo: a breve presenteranno una mozione per richiedere l’annullamento della decisione del 2014 sullo stop alla demarcazione territoriale.
La Corte Suprema ha autorizzato questo tipo di azione legale dopo aver rilevato che il procedimento relativo alla demarcazione territoriale aveva ingiustamente escluso la partecipazione attiva dei Guarani, che invece avrebbero pieno diritto ad esprimere il proprio parere sulle suddette operazioni di demarcazione.
Espulsioni e rioccupazioni
La terra rivendicata dai Guarani, che fa parte della vasta savana tropicale brasiliana conosciuta come Cerrado, sarebbe stata sottratta agli indigeni decenni fa per installare piantagioni di canna da zucchero. Gli indigeni espulsi avrebbero trovato rifugio in riserve governative o alla periferia di alcuni centri abitati circostanti.
Gran parte dell’area contesa è sotto il controllo di José Teixeira, potente imprenditore agricolo con notevole peso politico.
Teixeira è implicato in una serie di attacchi contro il popolo Guarani di Guyraroká e i suoi leader, tra cui Ambrosio Vilhalva, pugnalato a morte nel 2013 a pochi metri dalla sua abitazione. Vilhalva aveva anche recitato nel film del 2008 dal titolo “Birdwatchers, La terra degli uomini rossi” di Marco Bechis.
Nel 2000, Ambrosio Vilhalva e altri Guarani avevano condotto una retomada (“rioccupazione”) ed erano riusciti a riappropriarsi di una piccola porzione del territorio di cui si era impossessato Teixeira. Oggi i nuclei familiari superstiti sono 26 e occupano circa 55 ettari.
I Guarani sopravvivono a stento e versano in condizioni terribili, ammassati nelle riserve o lungo i cigli delle strade locali; solo i più fortunati hanno rioccupato parte del territorio comunitario.
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Contro la tesi del marco temporal
Le speranze sono molte ma resta in piedi la questione del cosiddetto marco temporal, che aveva giustificato la sentenza del 2014. La Corte Federale Suprema deve ancora decidere su una causa in stallo dall’ottobre 2020 riguardante la possibilità o meno di porre un limite temporale ai diritti territoriali degli indigeni.
I politici anti-indigeni contestano il diritto dei Guarani a possedere legalmente il territorio reclamato perché essi non avrebbero abitato lì al momento della promulgazione della Costituzione brasiliana del 1988. Tuttavia, per i difensori dei diritti degli indigeni la data-spartiacque del 5 ottobre 1988 sembra piuttosto arbitraria e fuorviante e si tratta di un insensato escamotage legale; a loro avviso, molti gruppi indigeni erano stati precedentemente cacciati via proprio da quelle aree.
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