Il colosso minerario chiede ufficialmente scusa per aver fatto esplodere le grotte aborigene di 46000 anni fa

Dopo aver distrutto in Australia una grotta aborigena sacra la Rio Tinto Group chiede scusa e promette di rivedere i piani di tutti gli altri siti nell'area

Pochi giorni fa vi avevamo raccontato di come una società mineraria, per i propri interessi commerciali, non si era fatta scrupolo di distruggere un sito aborigeno, risalente a 46mila anni fa e considerato sacro. Ora arrivano le scuse, che però certamente non bastano a ripagare l’enorme danno procurato alle popolazioni locali e, più in generale, al patrimonio culturale e ambientale dell’Australia.

La Rio Tinto Group, la terza società mineraria più grande al mondo, dopo aver ottenuto l’autorizzazione a far esplodere la grotta nella Juukan Gorge, un sito che gli aborigeni considerano sacro da generazioni, l’ha effettivamente distrutta una decina di giorni fa.

Adesso, il colosso minerario si è scusato per aver fatto esplodere queste grotte, non solo sacre per le popolazioni indigene dell’Australia occidentale ma anche antichissime (risalgono all’ultima era glaciale e, proprio in questo sito, sono stati trovati molti reperti preistorici).

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“Siamo spiacenti per l’angoscia che abbiamo causato. Ringraziamo il popolo Puutu Kunti Kurrama e Pinikura (PKKP) ha dichiarato Chris Salisbury, amministratore delegato dell’azienda – Continueremo a lavorare con il PKKP per imparare da ciò che è accaduto e rafforzare la nostra partnership. Con urgenza, stiamo rivedendo i piani di tutti gli altri siti nell’area della gola di Juukan”

La scorsa settimana un rappresentante del PKKP, John Ashburton, ha dichiarato che perdere il sito è stato un “colpo devastante” per la sua comunità:

“Ci sono meno di una manciata di siti aborigeni noti in Australia che sono antichi come questo … la sua importanza non può essere sottovalutata. La nostra gente è profondamente turbata e rattristata dalla distruzione di questi rifugi rocciosi e sta soffrendo per la perdita di connessione con i nostri antenati e con la nostra terra”.

Il ministro australiano degli affari indigeni Ken Wyatt, che è un aborigeno, ha definito “incomprensibile” il fatto che l’esplosione fosse davvero avvenuta, ma ha aggiunto che sembrava essere un “vero errore”. In questo caso le leggi statali hanno fallito, ha affermato. Il tutto, infatti, è stato possibile grazie ad una vecchia legge del 1972.

Sull’accaduto è intervenuto anche Peter Stone, presidente dell’Unesco per la protezione dei beni culturali, che ha affermato che questa perdita è tra le peggiori della storia recente, paragonabile solo alla distruzione delle statue dei Buddha di Bamiyan in Afghanistan per opera dei talebani o alla città siriana di Palmira annientata dall’Isis.

Una perdita gravissima per il popolo Puutu Kunti Kurrama e Pinikura. Che se ne fanno gli aborigeni di queste scuse? Ma soprattutto davvero la società mineraria si impegnerà in futuro a non commettere più azioni gravissime come questa?

Fonte: BBC / The Guardian

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