Boris Johnson annega in un fiume di rifiuti in plastica nell’incredibile spot di Greenpeace

Un mare di plastica invade Downing Street. È lo spot lanciato da Greenpeace per mostrare danni provocati dalla produzione di plastica

Un mare di plastica invade Downing Street, nel cuore di Londra. È lo spot provocatorio lanciato da Greenpeace per dare un’idea visiva dei danni provocati dalla produzione smisurata di plastica nel Regno Unito e da politiche di recupero e smaltimento dei rifiuti praticamente inesistenti. 

Il Regno Unito è uno dei principali paesi occidentali esportatori di rifiuti in plastica. Ogni anno infatti ben 688mila tonnellate di plastica non riciclabile (1800 tonnellate al giorno) proveniente dal Regno Unito finisce dall’altra parte del globo, soprattutto in Turchia e Malesia – finendo bruciata in discariche illegali, andando a inquinare terreni e corsi d’acqua, attentando alla vita della fauna locale.

Per mostrare al mondo l’entità di questa emergenza ambientale, l’associazione ambientalista Greenpeace lancia in queste ore uno spot provocatorio contro il governo inglese e le (inesistenti) politiche ambientali del premier Boris Johnson. Nel video si vede come l’intera Downing Street (dove ha sede la dimora del premier britannico) venga lentamente invasa da una valanga di rifiuti plastici, mentre in sottofondo alle immagini ci sono reali dichiarazioni del Primo Ministro sugli impegni del governo inglese per ridurre la plastica. 

(Leggi: Dove finiscono i rifiuti di plastica della raccolta differenziata? Illegalmente bruciati in Turchia. Scoppia lo scandalo in UK)

Purtroppo però il problema non si limita al solo Regno Unito. Anche il nostro paese infatti esporta ogni anno migliaia di rifiuti di plastica che finiscono in Malesia e Turchia. È quanto emerge dall’ultimo report di Greenpeace, che punta il dito contro le multinazionali che alimentano i cassonetti della plastica ma soprattutto contro i governi occidentali, che tacciono sull’urgente questione:

“Oltre al Regno Unito tante altre nazioni europee, inclusa l’Italia, continuano a inviare ingenti quantità di materie plastiche non riciclabili in Turchia e in altre nazioni del Sud del mondo non dotate di impianti adeguati per il trattamento e con norme ambientali non rigorose. Ciò genera impatti devastanti nei paesi di destinazione con gravi conseguenze ambientali e per le comunità locali. Questa è una delle tragiche conseguenze dell’enorme produzione di plastica monouso che soffoca i mari e il Pianeta. Le grandi multinazionali come Coca Cola, Nestlé e Pepsi continuano ad alimentare questa crisi e a fare enormi profitti, grazie soprattutto all’inazione dei governi. É il momento di dire basta alla plastica monouso”. 

Fonte: Greenpeace

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