Per convincere LEGO a rinunciare alla partnership commerciale con Shell, la compagnia petrolifera accusata di minacciare l'Artico con i suoi progetti di trivellazione, Greenpeace ha lanciato un video animato realizzato proprio con i mattoncini più famosi del mondo.
Per convincere LEGO a rinunciare alla partnership commerciale con Shell, la compagnia petrolifera accusata di minacciare l’Artico con i suoi progetti di trivellazione, Greenpeace ha lanciato un video animato realizzato proprio con i mattoncini più famosi del mondo.
Dopo il blitz nelle varie città e il lancio della nuova campagna contro LEGO, reo di produrre giocattoli con il logo di Shell, l’associazione dei guerrieri dell’arcobaleno diffonde il video con scene ambientate in un Polo Nord fatto realizzato con i LEGO, un mondo magico e uno scenario idilliaco sommerso però, via via, da una fuoriuscita di petrolio dalle trivelle di Shell, che non risparmia orsi, ghiacciai, foche e nemmeno Babbo Natale. “Shell sta inquinando l’immaginazione dei nostri bambini” con questo claim si conclude il filmato.
Perché l’Artico, quello vero, in caso di disastro ambientale non si potrà ricostruire con i mattoncini. Questo il messaggio che Greenpeace manda a LEGO con il video prodotto dall’agenzia creativa Don’t Panic
«Ogni azienda ha la responsabilità di scegliere eticamente i propri partner commerciali e i propri fornitori» afferma Mel Evans, della campagna Save The Arctic di Greenpeace. «LEGO afferma che vorrebbe lasciare un mondo migliore ai nostri figli, ma stringe ancora accordi commerciali con Shell, una delle aziende più inquinanti del Pianeta, che ora minaccia la bellezza incontaminata dell’Artico. Una decisione sbagliata, una cattiva notizia per tutti i bambini. Per questo chiediamo a LEGO di abbracciare la causa per la difesa dell’Artico, rompendo il patto con Shell».
QUI la petizione per dire anche tu a LEGO di rompere con Shell. In appena sette giorni è stata firmata già da 250mila persone a livello globale. E tu che aspetti? (). In soli sette giorni, la petizione ha raggiunto già 250 mila firme a livello globale.
Simona Falasca
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