Green Deal da rivedere o da implementare? Cosa ne pensano i candidati alle europee 2024 (decreto case incluso)

Green Deal e case ecocompatibili sì o no? Come diminuire le emissioni nocive in ambito edile per i candidati alle elezioni europee 2024

Cosa ne pensano del Green Deal, della Nature Restoration Law e della direttiva sulle case a basso impatto ambientale i diversi schieramenti politici?

La strada tracciata dall’Unione Europea della lotta al cambiamento climatico è sinonimo di Green Deal. Un piano strategico che ha delineato il percorso per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, per promuovere gli investimenti in energie rinnovabili, migliorare l’efficientamento energetico di edifici e trasporti, lo sviluppo di tecnologie pulite.

A distanza di cinque anni dalla sua introduzione, il Green Deal sta andando nella giusta direzione? Oppure occorre cambiare qualcosa? Lo abbiamo chiesto ad alcuni dei candidati* alle prossime elezioni europee del prossimo 8 e 9 giugno.

Green Deal, da mantenere o rivedere?

Il giudizio è pressoché unanime sul Green Deal: un piano importante che però occorre rivedere.

Giovanni Mori, candidato indipendente con Alleanza Verdi e Sinistra è molto netto “il Green Deal è partito bene, con buone prospettive, ma resta comunque uno strumento insufficiente a ridurre le emissioni entro il 2030. Bisogna fare di più”.

Per Giacomo Zattini, candidato con Movimento 5 Stelle della circoscrizione nord est, è necessario “rilanciare il Green Deal europeo, non come una singola misura, ma come un pacchetto di misure” e occorre difenderle perché “sono sotto attacco”.

“Non abbiamo più tempo” afferma Andrea Zanoni, candidato con il Partito Democratico nella circoscrizione Nord Est, “bisogna incentivarlo e rinforzarlo”.

La perdita di incisività è notata da Gabriella Zanzanaini per NOS, lista Siamo Europei di Azione nella circoscrizione Centro “innanzitutto bisogna vedere l’impatto che ha. Per adesso ci sono sul fuoco troppi regolamenti e troppo complicati da seguire”. Critica Rosa Maria Di Giorgi, candidata con Italia Viva nella lista Stati Uniti d’Europa, per lei “bisogna dare tempo ai Paesi perché la paura di non riuscire a fare in tempo la transizione ecologica” e poi “l’Europa deve provare a mettere in campo delle misure dando i tempi necessari”.

Biodiversità e ecosistemi naturali da tutelare

L’Unione europea, lo scorso marzo, ha presentato la Nature Restoration Law, uno strumento per la tutela della biodiversità e la rigenerazione degli ecosistemi naturali. Tra le milestone da raggiungere: il ripristino di almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’UE entro il 2030, e il raggiungimento del 100% entro il 2050. La protezione delle specie a rischio con la tutela dei relativi habitat naturali rientra in questo programma.

L’Italia si è dimostrata dubbiosa. Il giudizio della candidata Gabriella Zanzanaini, di NOS nella lista Siamo Europei di Azione nella circoscrizione Centro è invece di adottarla “l’Europa è il continente che si sta riscaldando più velocemente di tutti gli altri e l’Italia ha un problema enorme con la siccità”.

Critico sull’iter della legge è Giacomo Zattini, candidato con Movimento 5 Stelle della circoscrizione Nord Est “il discorso sulla Nature Restoration Law è stato strumentalizzato in vista delle elezioni come il tema degli agricoltori scesi in piazza”.

Netto Andrea Zanoni, candidato con il Partito Democratico nella circoscrizione Nord Est “abbiamo perso un’occasione d’oro, il Parlamento ha annacquato in maniera incredibile quel progetto di norma della Commissione europea e questo è un danno enorme”.

Diversa la posizione di Giovanni Mori, candidato indipendente con Alleanza Verdi e Sinistra “la direzione è quella giusta, ma l’attuale direzione di Ursula von der Leyen non sostiene chi questa transizione si troverebbe a pagarla di più”.

E sul tema costi della transizione il punto di vista di Rosa Maria Di Giorgi, candidata con Italia Viva nella lista Stati Uniti d’Europa “bisogna dare tempo ai Paesi perché la paura di non riuscire a fare in tempo la transizione ecologica sia nei Governi che nei cittadini è molto sentita. In questo senso, l’Europa deve provare a mettere in campo delle misure dando i tempi necessari”.

Case green, una direttiva discussa

Argomento di scontro durante la campagna elettorale è quello della direttiva sulle “case green” dello scorso 28 maggio. Un provvedimento voluto per azzerare il consumo energetico e le emissioni di gas serra nel settore edilizio entro il 2050 che prevede, tra i vari punti, nuovi edifici pubblici costruiti a emissioni zero dal 2028 e dal 2030 per quelli residenziali. Una direttiva che indirizza ogni Stato verso una progressiva riduzione delle emissioni nelle abitazioni esistenti in classe F o G. I diversi candidati si dicono a favore della direttiva.

Per Rosa Maria Di Giorgi, candidata con Italia Viva nella lista Stati Uniti d’Europa “rimane ferma l’esigenza di rigenerare le nostre case già esistenti con tutti quelli che sono i possibili strumenti che consentono di risparmiare energia e ridurre i consumi”.

Andrea Zanoni, candidato con il Partito Democratico nella circoscrizione Nord Est ricorda che nella prossima legislatura verranno scritte nuovi regolamenti e norme tecniche per “edificare le nuove case, come efficientare le esistenti, ma con queste direttive ci darà anche i fondi comunitari” e ricorda che non c’è nessuna patrimoniale ma un azzeramento della bolletta dei consumi energetici. Il tema dei fondi è centrale.

Per Giacomo Zattini, candidato con Movimento 5 Stelle della circoscrizione Nord Est la direttiva è positiva, offre dei chiari “obiettivi raggiungibili nell’arco di un certo quantitativo di anni, in questo caso quasi 10 anni”. Spera che l’Italia darà degli “incentivi che vadano incontro solo ad alcune fasce di popolazione che fanno fatica a portare avanti interventi di efficientamento edilizio”.

Anche per Gabriella Zanzanaini, di NOS nella lista Siamo Europei di Azione nella circoscrizione Centro è importante dare un aiuto alle “fasce più deboli, dev’essere la transizione per tutti e non per pochi” considerando anche la possibilità di “una centralizzazione dei sussidi è importante perché l’infrastruttura manca”.

Infine, Giovanni Mori, candidato indipendente con Alleanza Verdi e Sinistra “i governi che devono attuare quella Direttiva e trovare poi potenzialmente i fondi, fondi europei che molto spesso noi non usiamo nella loro interezza”.

E voi cosa ne pensate su questi temi? Quale tra queste posizione è più vicina al vostro pensiero?

*I candidati sono stati scelti in base alle loro competenze e conoscenze sulle tematiche ambientali, l’invito è stato mandato a tutte e 9 le principali forze politiche. I seguenti partiti non hanno risposto o non hanno accettato l’invito: Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e Pace Terra Dignità.

Qui le interviste integrali ai vari candidati:

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