Cargo italiano affondato: come la Francia sta tentando di arginare le chiazze di petrolio

Il combustibile vaga ancora per le acque francesi, dopo il naufragio della Grande America, il cargo italiano affondato il 12 marzo scorso al largo di La Rochelle. La Francia ha disposto una serie di interventi per contenere la marea nera, prima che raggiunga le coste provocando ancora più danni

Il combustibile vaga ancora per le acque francesi dopo il naufragio della Grande America, il cargo italiano affondato il 12 marzo scorso al largo di La Rochelle. La Francia ha disposto una serie di interventi per contenere la marea nera, prima che raggiunga le coste provocando ancora più danni.

Finalmente le condizioni meteo stanno agevolando le operazioni di recupero del carburante finito in mare. Lunedì sono state messe in acque delle barriere galleggianti anti-inquinamento per cercare di rimuovere il petrolio.

Diverse navi stanno portando avanti le operazioni di controllo dell’inquinamento nella zona, tra cui l’Argonaut e la Sapper noleggiate dalla Marina francese, ma sono all’opera anche la Partisan e la Ria de Vigo noleggiate dall’Agenzia europea per la sicurezza marittima (EMSA) insieme al rimorchiatore spagnolo Alonso de Chaves e al Maria de Maetzu.

Le operazioni di pulizia hanno riguardato prima di tutto la verticale del relitto, dove è sempre visibile una superficie iridescente punteggiata da cumuli di olio combustibile pesante.

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Purtroppo, le sostanze inquinanti diffuse all’inizio del disastro, immediatamente dopo l’affondamento della Grande America sono andate alla deriva e sono formate da cumuli di combustibile pesante con dimensioni media tra 50 e 100 cm. A monitorarle e a tentare di rimuovere sono Argonaute e VN Sapeur, col supporto delle navi spagnole.

Sono state impiegate delle barriere o dighe offshore, utilizzando la tecnica a strascico per confinare e concentrare tali sostanze e poi pomparle a bordo delle navi anti-inquinamento.

Nel frattempo, sono stati effettuati diversi voli di ricognizione per monitorare la situazione anche dall’alto.

Il relitto della nave è affondato il 12 marzo dopo un incendio enorme lasciando dietro di se una grande quantità di combustibile in superficie. In tutto sono finiti in mare 365 container, 45 dei quali contenevano materiali pericolosi. Inoltre, nei bunker erano presenti circa 2.200 tonnellate di combustibile per la navigazione.

A preoccupare adesso sono i “cumuli di olio combustibile pesante sparsi sulla superficie”, dice la Prefettura Marittima. “Le autorità restano vigili in merito a possibili scarichi illegali di idrocarburi da parte di altre navi inquinanti”.

Il rimorchiatore Union Lynx, noleggiato dall’armatore, la Grimaldi, ha trainato un container di materiale non pericoloso fino al porto di La Rochelle.

Date anche le buone condizioni sia meteo che oceanografiche, il carburante difficilmente raggiungerà la costa prima di dieci giorni. Intanto sono stati anche prelevati dei campioni d’acqua e sono stati trasferiti in elicottero per l’analisi al Cèdre (Centro di documentazione, ricerca e sperimentazione contro l’inquinamento a Brest) e al Lasem (Laboratoire d’analyses, de surveillance et d’expertise de la Marine).

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Francesca Mancuso

Foto: Premar Atlantique

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