Sono stati presentati oggi i risultati della Goletta dei Laghi di Legambiente. Dei 64 punti monitorati nei laghi del Centro Nord, il 62,5% sono inquinati o fortemente inquinati
Come stanno i nostri laghi? Purtroppo male. Il 62,5% di quelli del Centro Nord sono inquinati o fortemente inquinati. È questa la fotografia scattata da Legambiente, che oggi ha reso noti i risultati della Goletta dei Laghi.
Durante il passaggio della Goletta, sono stati 64 i punti monitorati dal laboratorio mobile di Legambiente. Tra questi, 40 hanno riportato un livello di batteri fecali oltre il limite concesso dalla legge. Ancora una volta il maggior numero di campioni inquinati venivano da foci di fiumi e torrenti. E ciò significa solo una cosa: tra le principali causa dell’inquinamento dei laghi vi sono anche gli scarichi dei comuni dell’entroterra.
La campagna per il monitoraggio scientifico e naturalistico dei maggiori bacini lacustri italiani, realizzata anche grazie al contributo del COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati), ha messo in luce che i grandi laghi del Nord continuano ad essere inquinati. Come lo scorso anno, la maglia nera va ai grandi laghi del nord su cui si è riscontrato la falla più grande nel sistema di depurazione.
Sono 36, infatti, i punti risultati fuori legge. A partire dal lago d’Iseo dove sui 7 punti campionati, 6 sono risultati inquinati. In cinque di questi, inolte, è stata rilevata la presenza di batteri fecali ben oltre il doppio del limite consentito dalla legge, classificati per questo da Legambiente come fortemente inquinati. Sul lago di Como, dei 13 punti campionati, 10 sono risultati critici con 8 punti fortemente inquinati. Sul lago Maggiore sono stati 6 i punti campionati, di cui 5 fortemente inquinati. Male anche il lago di Varese con due campionamenti risultati ambedue fortemente inquinati, e sul lago di Lugano, con tre punti campionati e due fortemente inquinati.
Un po’ meglio ma non bene per il lago di Garda da cui sono stati prelevati 14 campioni. Di essi, 8 sono risultati critici con cinque fortemente inquinati e 3 inquinati. Superano l’esame della Goletta dei Laghi di Legambiente i laghi di Viverone, in Piemonte, e i laghi laziali Bracciano, Salto e Turano.
Questa nostra pecca non è passata inosservata. La Corte di Giustizia Europea lo scorso 19 luglio ha condannato il nostro paese per la mancata applicazione della Direttiva sulla depurazione 91/271/CE. Il provvedimento arriva nell’ambito della procedura d’infrazione 2004/2034 che colpisce duramente l’Italia in quanto dopo oltre otto anni il Paese ancora non è riuscita a mettersi in regola.
Ma c’è una buona notizia. Per il primo anno la Goletta dei Laghi è sbarcata al Sud per la promozione dei bacini d’acqua dolce. Qui la situazione lacustre è decisamente migliore rispetto al centro-nord. Per la prima volta la Goletta ha visitato la Toscana, le Marche, la Sicilia e la Calabria ed è tornata dopo anni di nuovo l’Abruzzo, dove l’equipaggio della Goletta ha rilevato l’azione positiva e il valore aggiunto che le aree protette hanno svolto nella tutela della biodiversità e promozione del territorio. Positive anche le buone pratiche attuate dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e dal Parco della Sila, che hanno compiuto rispettivamente 90 e 10 anni di attività, e che in questi anni hanno lavorato per la tutela della natura, la qualificazione dell’offerta turistica e la promozione delle tipicità del luogo. Positiva anche l’azione del Comune di Massa Marittima (GR), nel cui territorio ricade il lago dell’Accesa che, per preservare le ottime condizioni del bacino, ha acquistato l’anello di territorio intorno al lago.
“Con il passaggio della Goletta dei Laghi vogliamo riportare l’attenzione sui nostri bacini lacustri – commenta Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente – Queste aree rappresentano una parte importantissima del nostro territorio, un enorme serbatoio di paesaggio, natura e biodiversità. Non solo, rappresentano infatti anche un’importantissima riserva di acqua dolce fondamentale per l’ambiente e per l’uomo, soprattutto durante i periodi di siccità, come quello che stiamo vivendo, che fanno da contraltare alle violente precipitazioni autunnali“.
“La difesa dell’ambiente, e in particolare del mare e dei laghi, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione“, ha aggiunto AntonioMastrostefano, direttore Strategie, Comunicazione e Sistemi del COOU. Gestire l’olio usato e smaltirlo correttamente è fondamentale per la salute delle acque e non solo: “Se eliminato in modo scorretto – ha continuato Mastrostefano – questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come un campo di calcio“.
E a farne le spese è il nostro patrimonio ambientale.
Francsca Mancuso