Gli incendi a Roma sono diventati un disastro ambientale (in pericolo le aree naturali protette)

I tre megaincendi a Roma - a Torre Spaccata, a Monte Mario e alla Pisana-Casal Lumbroso - hanno provocato danni incalcolabili al patrimonio vegetativo e faunistico. Complici l’incuria e la mancata manutenzione del territorio

Incendi rovinosi nella Capitale: Roma ha vissuto le ultime settimane in una autentica cappa di fuoco, immersa in un’aria calda e irrespirabile a causa di quegli incendi che l’hanno letteralmente divorata tutt’attorno.

Dal rogo divampato a Monte Mario, nei pressi di piazzale Clodio, e nel parco archeologico di Ponte di Nona, che hanno causato evacuazioni, problemi respiratori e disagi alla circolazione, a quelli del Pratone di Torre Spaccata e dell’Oasi urbana del Tevere, gli effetti sono sotto gli occhi di tutti e il bello è che si tratta quasi sempre di zone che i cittadini chiedono da tempo di preservare e di non sacrificare a nuovo consumo di suolo.

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Le Aree Naturali Protette – spiega Raniero Maggini Presidente del WWF Roma e Area Metropolitana – da tempo hanno perso l’attenzione che meritano da parte della politica. Mancano investimenti nel controllo del territorio che consentano al personale del Sistema Parchi e Riserve del Lazio di intervenire tempestivamente nello spegnimento anche dei primi focolai. Si tratta di personale competente, che ha una puntuale conoscenza del territorio e che d’intesa con Vigili del Fuoco e Protezione Civile potrebbe favorire maggiore efficacia nell’azione contro il fuoco.

Le Associazioni chiedono in buona sostanza che luoghi come il Pratone di Torre Spaccata vengano subito iscritti nel catasto delle aree percorse dal fuoco, che se ne dia comunicazione anche con apposita tabellazione e di dare tempo alla natura affinché riconquisti gli spazi stravolti dalle fiamme.

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