Un dodcalogo per salvare gli oceani. Nella Giornata mondiale degli Oceani, l'associazione ambientalista Greenpeace e quella animalista Enpa, l'Enpa, che per il terzo anno consecutivo è impegnata nella Campagna "Salviamo il Mare", hanno pubblicato rispettivamente 10 linee guida e un vademecum da cui partire per scongiurare il collasso della principale fonte di vita del Pianeta: il mare.
Un decalogo per salvare gli oceani. Nella Giornata mondiale degli Oceani, Greenpeace ed Enpa, che per il terzo anno consecutivo è impegnata nella Campagna “Salviamo il Mare”, hanno pubblicato rispettivamente 10 linee guida e un vademecum da cui partire per scongiurare il collasso della principale fonte di vita del Pianeta: il mare. Noi abbiamo provato a metterli insieme, dando vita a un dodecalogo che tutti dovrebbero seguire.
Inquinamento, pesca eccessiva, traffico navale, perforazioni off-shore, sono infatti solo alcune delle minacce che ogni giorno aggravano lo stato degli oceani nel mondo. Ma le emergenze internazionali segnalano che non c’è più tempo da perdere e che si può agire solo in una direzione per tutelare la biodiversità marina e garantire un futuro al nostro intero pianeta. Di conseguenza, queste azioni non rappresentano non un’opzione ma una “conditio sine qua non” per la difesa del mare.Vediamo, allora, punto per punto, come salvare questa preziosa risorsa del Pianeta, che copre ben il 71% della sua superficie.
1) RISERVE MARINE
Per preservare la biodiversità marina e mantenere vitali le funzioni degli oceani è necessario creare una rete di riserve marine che protegga il 40% della loro superficie. Tali riserve dovranno tutelare i punti più sensibili e ricchi di biodiversità dei nostri oceani, dai Poli al Mediterraneo, dove Greenpeace ha proposto la creazione di trentadue riserve marine, tra cui una nel Canale di Sicilia.
2) PESCA SOSTENIBILE
Per garantire un futuro alle popolazioni ittiche ormai in crisi è necessario ripensare le attività di pesca, da un lato fermando la pesca eccessiva e rispettando i limiti scientifici di cattura per non sovra sfruttare gli stock, dall’altro favorendo la piccola pesca sostenibile. La riforma della Politica Comune della Pesca in Europa è in questo senso una grande opportunità per rendere la pesca sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Cosa puoi fare tu? Non mangiare pesce, o compralo, se proprio non puoi rinunciarci, direttamente dal pescatore esattamente come già avviene oggi per frutta e verdura dai contadini nei farmers market. Puoi anche entrare a far parte dei Gruppi d’acquisto solidali del pesce fresco.
3) NO AI METODI DI PESCA DISTRUTTIVI
Fermare la pesca illegale ed eliminare metodi distruttivi come la pesca a strascico d’alto mare o la pesca con reti a circuizioni sui FAD (sistemi di aggregazione per pesci), che stanno avendo un gravissimo impatto sulle risorse e tutto l’ecosistema marino. Si tratta di oggetti galleggianti utilizzati per aggregare i pesci che purtroppo causano la cattura di esemplari giovani di tonno, squali, tartarughe e altre specie marine. Leggi anche Caccia illegale al tonno rosso: il Governo Maltese denuncia per diffamazione il leader di Sea Shepherd e guarda come muoiono, tra atroci sofferenze, i pesci in Italia.
4) RIDURRE L’INQUINAMENTO
È necessario ridurre l’inquinamento che arriva da fonti terrestri, soprattutto in aree che dovrebbero essere a tutela di specie particolarmente sensibili, come il Santuario dei Cetacei. I nostri rifiuti, infatti, stanno uccidendo capodogli, foche, leoni marini e tante altre specie che popolano gli oceani.
5) REGOLE SUL TRAFFICO NAVALE
Ridurre il traffico navale, e in particolar modo porre limiti e controlli al trasporto di carichi pericolosi in zone sensibili come lo stretto di Bonifacio. L’intenso e scarsamente regolato traffico marittimo è causa diretta della morte dei più grandi abitanti del mare, balene e capodogli. Anche i ricercatori lanciano un grido d’allarme: Simone Panigada dell’Istituto Tethys, per esempio, ha rilevato che da un campione formato da 283 balenottere comuni spiaggiate (prevalentemente negli 40 anni), 44 individui (15,5%) sono stati uccisi a causa di un incidente con un natante. Le imbarcazioni interessate sono traghetti e traghetti super veloci. L’ 85% delle collisioni sono avvenute nelle acque del Santuario dei Cetacei, un santuario che rimane una delle aree a maggiore traffico marittimo.
6) CONSUMI SOSTENIBILI
Per proteggere gli oceani bisogna fare attenzione al pesce che consumiamo, assicurandoci che non provenga da stock sovra sfruttati o da una pesca distruttiva. È importante che le grandi compagnie, come quelle che producono tonno in scatola, si impegnino a utilizzare solo tonno pescato in modo sostenibile. Mangia pesce che è “oceano-friendly” e catturato in modo sostenibile e leggi la classifica aggiornata di Greenpeace “Rompiscatole” sul tonno in scatola. Vedi anche www.tonnointrappola.it
7) SCEGLIERE UNA DIETA VEGANA
Il 26% del Pianeta è “invaso” dagli allevamenti animali che ogni anno producono oltre 1500 miliardi di tonnellate di deiezioni alle quali è imputabile l’emissione del 18% dei gas serra (i veicoli ne producono solo il 14%). I reflui degli allevamenti zootecnici e delle industrie, che contengono nitriti, nitrati, fosforo, azoto e metalli pesanti rappresentano una pericolosissima minaccia per i mari. L’agricoltura e gli allevamenti che prevedono l’uso di fertilizzanti chimici, erbicidi ed altre sostanze favoriscono la proliferazione eccessiva delle alghe e delle piante acquatiche causando il fenomeno dell’eutrofizzazione. A ciò si aggiunga che i liquami, scaricati nel terreno e poi trasportati dai fiumi, inquinano le falde acquifere oppure sono riversati direttamente in mare.
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8) PERFORAZIONI OFF SHORE
Fermare attività di estrazioni pericolose, come le perforazioni off shore, che minacciano habitat preziosi come il lontano Artico. Anche in Italia, dove le trivellazioni potrebbero essere sempre più vicine alla costa, non ce la passiamo bene, con la tremenda possibilità che diminuiranno da 12 a 5 miglia secondo quanto previsto dal nuovo decreto incentivi, attualmente al vaglio del governo Monti, per rilanciare l’economia del nostro Paese. Che dire poi del fatto che il Ministro Passera abbia intenzione di puntare proprio sull’estrazione di idrocarburi, da cui sarà “possibile ricavare 25mila posti di lavoro“?
9) DIFESA DELL’OCEANO ARTICO
Creare immediatamente una moratoria contro lo sviluppo industriale nell’area dell’Oceano Artico. L’area da tutelare deve comprendere le acque storicamente ricoperte dai ghiacci secondo le medie registrare tra il 1979 e il 2000. Questo periodo, infatti, precede l’inizio della perdita significativa dei ghiacci a causa dei cambiamenti climatici. Lo scioglimento del permafrost artico potrebbe immettere nell’atmosfera quantità di questo gas serra, 25 volte più potente dell’anidride carbonica, molto più grandi di quanto si pensasse fino ad ora, con implicazioni davvero preoccupanti per il ritmo di crescita del riscaldamento del pianeta.
10) ATTENZIONE ALLA PLASTICA
L’80% della plastica che inquina gli oceani proviene dalla terra ferma, spiega Greenpeace. Per limitare l’impatto della plastica sui nostri mari è necessario eseguire un corretto smaltimento dei rifiuti prodotti, sempre e in ogni situazione, anche in strada, al mare o in vacanza, limitare il consumo di plastica, prediligendo l’utilizzo di materiali biodegradabili, borse riutilizzabili di stoffa o di carta e gli oggetti riutilizzabili e riciclati, mai gli articoli usa e getta.
11) STOP AL CLIMATE CHANGE
I gas serra stanno aumentando l’acidità degli oceani, distruggendo il delicato equilibrio delle barriere coralline e causando l’aumento del livello del mare. Se vogliamo che gli oceani continuino a fornire cibo, lavoro e ossigeno alle popolazioni del Pianeta, è necessario limitarne il surriscaldamento dovuto alle attività dell’uomo.
12) FERMARE L’USO DELLE CREME SOLARI
Le creme ad alta protezione solare distruggono tutto l’ecosistema della barriera corallina. Lo dice uno studio del 2008 pubblicato su “Environmental Health Perspectives Journal“, che evidenzia come gli ingredienti contenuti nelle creme che ogni anno milioni di persone in ogni angolo del mare del Pianeta utilizzino possano distruggere la barriera corallina nel giro di pochi giorni. Secondo il dossier, a causa delle 4mila, 6mila tonn. di creme solari impiegate, ogni anno il 10% della barriera corallina. Sceglia, allora, i solari biologici o i rimedi naturali.
Roberta Ragni
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