Giornata mondiale dell’Amazzonia tra deforestazione, crisi climatica e violazione dei diritti umani

Oggi si celebra la giornata mondiale dell'Amazzonia, foresta sempre più colpita da incendi e deforestazione

Oggi si celebra la giornata mondiale dell’Amazzonia, indetta dall’Articolazione dei Popoli Indigeni del Brasile per denunciare drammatica situazione che riguarda la foresta amazzonica e sul legame tra deforestazione, crisi climatica e violazione dei diritti umani.

Pochi giorni fa, un nuovo studio ha preso in esame l’impatto degli incendi avvenuti in Amazzonia negli ultimi vent’anni. Secondo i ricercatori, la foresta è sempre più minacciata da incendi e deforestazione per fare spazio a coltivazioni, allevamenti e attività estrattive.

La foresta amazzonica ospita circa il 10% di tutte le specie note sul nostro Pianeta e svolge un ruolo fondamentale per regolare il clima di tutta la Terra.

Deforestazioni e incendi minacciano la maggior parte delle specie vegetali e animali in Amazzonia: ogni 10mila chilometri bruciate corrispondono a 27-37 specie di piante e 2-3 specie di vertebrati perse.

Dal 2001 a oggi, un’’area di foresta compresa tra i 103.079 e i 189.755 km quadrati (il 2,2-4,1% del totale della foresta) è stata colpita da incendi, con impatti negativi su una percentuale fino all’85% delle specie.

A partire dal 2019, le politiche adottate in Brasile hanno comportato un aumento delle aree colpite dagli incendi, stimato nel 20-28% in più rispetto al previsto. Entro i prossimi trent’anni avremo distrutto dal 21 al 40% della foresta, con impatti sulla biodiversità dell’Amazzonia e conseguenze per tutto il Pianeta.

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Fare spazio ad attività che sacrificano la foresta per interessi economici significa anche mettere a rischio la sopravvivenza delle popolazioni indigene, poiché gli incendi distruggono le loror terre.

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Non solo: da oltre tre settimane gli indigeni stanno portando avanti una mobilitazione contro la legge che potrebbe cancellare per sempre ogni loro diritto sulle terre in cui vivono.

Si tratta del “marco temporal”, normativa che determinerà l’obbligo da parte degli indigeni di dimostrare di aver occupato le terre prima del 5 ottobre 1988, data di promulgazione della Costituzione. In assenza di prove, le terre da loro abitate potranno essere espropriate per permettere ad allevatori, agricoltori e aziende estrattive di espandere le loro attività.

Da settimane, gli indios attendono la sentenza della Corte suprema federale brasiliana, chiamata a pronunciarsi sulla costituzionalità del marco temporal. Alla mobilitazione partecipano più di seimila persone appartenenti a 176 diversi popoli indigeni, decisi a difendere non solo il loro futuro ma anche quello della stessa foresta.

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Se il “Marco Temporal” sarà giudicato incostituzionale, i Popoli Indigeni avranno finalmente la possibilità di difendere i loro territori e rivendicare legalmente l’assegnazione delle loro terre ancestrali. In caso contrario, aumenterebbero i conflitti legati alle invasioni e allo sfruttamento delle terre abitate dai Popoli Indigeni. Non possiamo permettere che ciò accada – ha spiegato Martina Borghi di Greenpeace Italia.

In occasione di questa giornata diverse associazioni, tra cui Greenpeace, scendono in piazza per informare e sensibilizzare i cittadini sull’importanza di questa grande foresta fluviale e sul collegamento tra i nostri consumi e la distruzione dell’Amazzonia.

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Fonte di riferimento: Nature/Greenpeace

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