Il messaggio di Papa Francesco è un accorato invito a una conversione ecologica di tutti per salvare il Pianeta
Incendi, alluvioni, siccità, crisi climatica, estinzione di specie animali e vegetali, impoverimento dei terreni, inquinamento. Che siamo laici o credenti, ignorare il grido di aiuto della Terra è diventato ormai impossibile. Nel suo messaggio redatto in occasione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, Papa Francesco invoca una conversione ecologica individuale e comunitaria.
Il Pontefice si è espresso già in diverse occasioni sulla necessità di agire subito per salvare il Pianeta dalla distruzione – anche in occasione degli incontri della Cop26, che si sono tenuto a Glasgow lo scorso novembre e che hanno visto i governi di vari Paesi e attori pubblici seduti allo stesso tavolo per trovare soluzioni concrete contro gli effetti della crisi climatica in atto.
Presto i “grandi della Terra” si riuniranno nuovamente per contrastare la crisi climatica e la riduzione della biodiversità in altri due incontri di portata mondiale – Cop27 e Cop15. Francesco confida che questi incontri possano effettivamente portare a quella conversione ecologica a cui lui auspica.
Ma c’è bisogno del contributo concreto di tutti: dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare, il nostro stile di vita, e vedere le risorse naturali non più come pozzi a cui attingere senza riserve ma come piccoli tesori da proteggere e custodire per le generazioni che verranno.
Il Papa rivolge poi il proprio pensiero ai poveri, alle fasce maggiormente esposte alle conseguenze della crisi climatica: sono proprio i Paesi in via di sviluppo a pagare lo scotto più pesante di siccità, ondate di caldo, eventi climatici estremi come uragani e alluvioni.
La sorella madre terra grida – scrive il Papa nel suo messaggio. – In balia dei nostri eccessi consumistici, essa geme e ci implora di fermare i nostri abusi e la sua distruzione. Poi, sono le diverse creature a gridare. […] innumerevoli specie si stanno estinguendo, cessando per sempre i loro inni di lode a Dio.
Ma sono anche i più poveri tra noi a gridare. Esposti alla crisi climatica, i poveri soffrono più fortemente l’impatto di siccità, inondazioni, uragani e ondate di caldo che continuano a diventare sempre più intensi e frequenti.
Infine, gridano i nostri figli. Minacciati da un miope egoismo, gli adolescenti chiedono ansiosi a noi adulti di fare tutto il possibile per prevenire o almeno limitare il collasso degli ecosistemi del nostro pianeta. Ascoltando queste grida amare, dobbiamo pentirci e modificare gli stili di vita e i sistemi dannosi.
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Fonte: Conferenza Episcopale Italiana
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