La “no entry zone” si allarga a cinque altre città. Nelle scorse ore, il Governo giapponese ha disposto l'ampliamento del divieto di accesso, nei centri abitati che si trovano entro un raggio di 20 km dalla centrale nucleare di Fukushima, a Katsurao, Namie e Litate, e parte degli abitanti di Kawamatae Minamisona.
La “no entry zone” si allarga a cinque altre città. Nelle scorse ore, il Governo giapponese ha disposto l’ampliamento del divieto di accesso, nei centri abitati che si trovano entro un raggio di 20 km dalla centrale nucleare di Fukushima, a Katsurao, Namie e Litate, e parte degli abitanti di Kawamatae Minamisona.
L’indicazione di Tokyo, annunciata da Yukio Edano, portavoce governativo, rivela che entro un mese da oggi – dunque per la fine di maggio – gli abitanti dei centri urbani indicati dovranno lasciare le proprie abitazioni, con l’unica eccezione dell’ingresso temporaneo a un unico residente per ogni abitazione (escluse, in ogni caso, le persone che abitano a meno di tre chilometri dalla centrale). Questo perché, ha spiegato Edano, “Esiste un serio rischio, per gli abitanti delle città che si trovano nelle vicinanze di Fukushima, possano essere colpiti da dosi superiori ai 20 millisievert, che rappresentano il massimo, in un anno, stabilito a livello internazionale”.
Dalla mezzanotte di oggi, quindi, inizierà il provvedimento di abbandono della zona, deciso a seguito di un incontro, avvenuto ieri (ora locale) fra il governatore di Fukushima, Yuhei Sato, e il presidente di Tepco (la società che detiene la discussa gestione della centrale atomica), Matasaka Shimizu, il quale – a quanto hanno riferito le agenzie internazionali dopo il colloquio – ha espresso al rappresentante politico locale il propriocordoglioper avere provocato “Dei problemi così gravi”. “Problemi” che, per il governatore di Fukushima, sono ora riferiti, oltre che dalla tragedia di decine di migliaia di persone che entro un mese dovranno lasciare la propria abitazione (come è stato deciso in seguito all’incontro), anche ai “Seimila bambiniche si trovano al di fuori della giurisdizione della Prefettura, e che l’unica cosa che vorrebbero è tornare a casa il prima possibile”.
Sempre nelle scorse ore, il Governo centrale del Giappone ha formalizzato uno stanziamento di risorse economiche per fronteggiare i danni del terremoto – tsunami dello scorso 11 marzo, che di fatto ha semi cancellato la regione nord est del Paese. Per questo, la somma decisa ammonta a 4 mila miliardi di yen, che corrispondono a circa 33 miliardi di euro. La destinazione principale dei fondi governativi sarà dedicata alla ricostruzione delle infrastrutture distrutte dal terremoto; il restante servirà alla ricostruzione delle circa 70 mila abitazioni andate distrutte.
Piergiorgio Pescarolo
Foto: tweesap.com
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