Le barre di combustibile dei reattori 1 e 3 della centrale nucleare giapponese di Fukushima si sono parzialmente fuse. Lo ha confermato l’Agenzia per la Sicurezza nucleare del Giappone all’agenzia di stampa Jiji Press. Ma non è tutto, perché nel reattore 2 è stato rilevato del tecnecio 99, un elemento radioattivo che viene rilasciato solo nel caso in cui si verifichi la fusione del combustibile nucleare e questo fa naturalmente aumentare le preoccupazioni su altri eventuali danni gravi al secondo reattore della centrale giapponese.
Le barre di combustibile dei reattori 1 e 3 della centrale nucleare giapponese di Fukushima si sono parzialmente fuse. Lo ha confermato l’Agenzia per la Sicurezza nucleare del Giappone all’agenzia di stampa Jiji Press. Ma non è tutto, perché nel reattore 2 è stato rilevato del tecnecio 99, un elemento radioattivo che viene rilasciato solo nel caso in cui si verifichi la fusione del combustibile nucleare e questo fa naturalmente aumentare le preoccupazioni su altri eventuali danni gravi al secondo reattore della centrale giapponese.
Proprio in questi giorni, per agevolare le operazioni di messa in sicurezza, a Fukushima sono entrati in azione i due robot inviati dagli Stati Uniti, che una volta entrati nel reattore danneggiato hanno trovato livelli di radiazioni insostenibili per gli operai specializzati impegnati per lungo tempo al ripristino del sistema di raffreddamento della struttura.
Nel frattempo la Tepco, la società che gestisce l’impianto, ha presentato le tappe per mettere in sicurezza la centrale, che richiederanno un periodo di 6-9 mesi.
“Nei primi tre mesi – ha riferito Tsuneihisa Katsumata, Presidente della Tepco durante una conferenza stampa – si dovrà fermare la fuoriuscita di radioattività e riavviare il sistema “stabile di raffreddamento di reattori e barre di combustibile”.
In tutti e tre i reattori, per evitare esplosioni di idrogeno, verrà immesso del nitrogeno; successivamente si provvederà al recupereranno dei detriti e poi si effettuerà la copertura degli edifici in cui si trovano i reattori danneggiati dalle esplosioni.
“È un primo passo importante – ha osservato Kaieda, perché – siamo passati dalla situazione in cui siamo stati costretti a misure di emergenza a una in cui si può pensare alla fase più stabile”.
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