Il ghiaccio continuerà a diminuire e per la prima volta nella storia non si è ancora formato nell’Artico. L'allarme degli scienziati
Il ghiaccio continuerà a diminuire senza una radicale inversione di rotta sul cambiamento climatico e, per la prima volta nella storia, non si è ancora formato nell’Artico. Una angosciante prima volta che ha allarmato gli scienziati.
La temperatura sulla Terra sale e il ghiaccio si scioglie. Un dato di fatto incontrovertibile di cui l’uomo detiene una grossa parte di responsabilità. Per la prima volta nella storia il ghiaccio nell’Artico non è ancora riformato mentre le perdite continuano e dilagano anche in Antartide.
Un nuovo studio condotto dalla Monash University (Australia) e pubblicato su Geology ha previsto che la perdita di ghiaccio nel continente che circonda il Polo Sud, in corso da molto tempo, continuerà “senza preavviso”: il contenimento del riscaldamento globale non basta nemmeno più, è necessaria l’inversione di rotta.
“Il nostro studio implica che la perdita di ghiaccio che si sta verificando in Antartide oggi probabilmente continuerà per molto tempo senza preavviso, anche se il cambiamento climatico sarà tenuto sotto controllo” scrivono gli autori della ricerca.
Il ritiro delle calotte glaciali era avvenuto anche diversi millenni di anni fa, senza ripristino, ma quello che stiamo vivendo ora è in gran parte dovuto a cause umane: come nel passato, infatti, tali perdita sono in larga misura dovute al riscaldamento degli oceani di cui oggi siamo corresponsabili.
“Il ritiro è durato per molti secoli dopo essere stato avviato, il che implica che la perdita di ghiaccio che si sta verificando in Antartide oggi probabilmente continuerà senza sosta per un lungo periodo” concludono i ricercatori.
E mentre viene lanciato l’allarme nell’Antartide, dalla parte opposta del mondo arriva un grido di aiuto: nell’Artico non si è ancora riformato il ghiaccio, per la prima volta nella storia. In particolare non si è ancora visto nel principale bacino della Siberia, il Mare di Laptev, che ancora mostra acqua allo stato liquido.
Il fenomeno è probabilmente dovuto ad un calore incredibilmente prolungato nella Russia settentrionale e alla sua “intrusione” delle acque dell’Atlantico, il che potrebbe provocare possibili effetti a catena nella regione polare.
Le temperature degli oceani nella zona sono recentemente aumentate di oltre 5°C sopra la media, e, poiché il calore intrappolato impiega molto tempo per dissiparsi nell’atmosfera, il risultato è quello che tristemente osserviamo: i grafici che mostrano l’estensione del ghiaccio marino nel mare di Laptev, che di solito mostrano un sano picco stagionale, appaiono piatti, il che indica una quantità record di mare aperto nell’Artico.
“La mancanza di congelamento in pieno autunno non ha precedenti nella regione artica siberiana – spiega preoccupato Zachary Labe, ricercatore presso la Colorado State University.
Tutto terribilmente in linea con l’impatto previsto del cambiamento climatico causato dall’uomo.
“Il 2020 è un altro anno coerente con un Artico in rapida evoluzione – continua ancora il ricercatore – Senza una riduzione sistematica dei gas serra, la probabilità della nostra prima estate “senza ghiaccio” continuerà ad aumentare entro la metà del 21° secolo”.
Non è infatti solo la temperatura dell’aria più calda l’’unico fattore che rallenta il congelamento delle acque. Il cambiamento climatico sta anche spingendo nell’Artico correnti più miti dell’Atlantico, interrompendo la solita stratificazione tra acque profonde e calde e superficie fresca, aggravando il problema.
Un precedente studio, d’altronde, aveva già previsto un Artico completamente privo di ghiaccio in estate entro il 2050.
“È una questione di quando, non se” conclude lo scienziato.
Fonti di riferimento: Monash University / Geology / The Guardian / Zachary Labe
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