Il livello di ghiaccio marino dell'Artico ha raggiunto i minimi storici. E la colpa è del riscaldamento globale
Ghiaccio Artico, è ai minimi storici. A lanciare l’allarme è stato l’Nsidc, il National Snow and Ice Data Center secondo cui il ghiaccio marino artico è sceso al livello più basso superando anche il record precedente registrato nel 2007.
Grazie all’osservazione effettuata dai satelliti della Nasa, l’Nsidc è riuscito a stimare la perdita di ghiaccio del Polo Nord, la cui estensione è scesa a 4,10 milioni di chilometri quadrati, aggiornati al 26 agosto scorso. Tale cifra è 70mila chilometri quadrati al di sotto di quella, già preoccupante, registrata il 18 settembre 2007. Allora la misura misura giornaliera del ghiaccio marino era pari a 4,17 milioni di chilometri quadrati.
Nel 2007, l’estensione del ghiaccio marino artico raggiunse il livello più basso da quando nel 1979 furono avviate le osservazioni via satellite. Il ghiaccio marino artico segue un ciclo annuale di fusione attraverso i mesi estivi caldi, cui segue il ricongelamento in inverno. E se da una parte l’estensione del ghiaccio marino artico varia di anno in anno a causa delle condizioni atmosferiche mutevoli, nel complesso essa ha mostrato un drastico calo globale nel corso degli ultimi trenta anni. Tale calo è considerato una prova forte e a lungo termine del riscaldamento climatico.
La causa dello scioglimento dei ghiacci infatti è l’aumento globale delle temperature. Come hanno spiegato gli esperti dell’Nsidc e della Nasa che ieri hanno tenuto un conferenza stampa, tale cifra, seppure indicativa, è la prova che qualcosa sta cambiando. Walt Meier, esperto dell’Nsidc, ha detto: “Di per sé è solo un numero, e, occasionalmente, i record sono indicativi. Ma nel contesto di quello che è successo negli ultimi anni, è l’indicazione che il ghiaccio marino artico copertura sta cambiando radicalmente.“
Secondo il collega Mark Serreze, il precedente record, stabilito nel 2007, si è verificato per via della vicinanza col clima estivo, causa numero uno dello scioglimento del ghiaccio marino. Ma oggi per svariate ragioni il ghiaccio è sottile e fragile e le condizioni meteo stagionali non sono che la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
“L’Artico era caratterizzato dal ghiaccio pluriennale” ha detto Meier. “Ora sta diventando più una copertura di ghiaccio stagionale e grandi aree sono soggette a fusione in estate.”
Il nuovo record è stato raggiunto prima della fine della stagione dello scioglimento nella regione artica, che di solito si svolge tra la metà e la fine di settembre. Ma al peggio non c’è mai fine. Dopo due o tre settimane dalla fine della stagione estiva, gli scienziati prevedono che l’estensione minima dei ghiacci potrebbe diminuire ancora.
Francesca Mancuso