Vittoria per le popolazioni indigene che si battono contro l’approvazione dell’espansione del gasdotto Trans Mountain. La Corte d’appello federale canadese ha bloccato il progetto rinviando al National Energy Board, chiamato in causa per valutare l’impatto ambientale.
Vittoria per le popolazioni indigene che si battono contro l’approvazione dell’espansione del gasdotto Trans Mountain. La Corte d’appello federale canadese ha bloccato il progetto rinviando al National Energy Board, chiamato in causa per valutare l’impatto ambientale.
Il braccio di ferro tra le popolazioni indigene e il primo ministro Justin Trudeau, il cui governo ha accettato di acquistare il controverso progetto da Kinder Morgan per 4,5 miliardi di dollari canadesi a maggio, continua. Ma per adesso c’è una prima vittoria di chi non vuole l’espansione di un gasdotto che avrebbe un impatto notevole sull’ambiente.
Da tempo popoli indigeni e ambientalisti si oppongono al progetto, ma finora il governo non aveva sentito la necessità di consultare chi in quelle terre ci vive. Lungimirante l’intervento della Corte federale che il 30 agosto con una sentenza ha stabilito lo stop.
Secondo la Corte, infatti, il governo avrebbe dovuto consultare i popoli indigeni, mentre il National Energy Board valutare il traffico di petroliere e il loro impatto. La sentenza, quindi, rimescola le carte in gioco, adesso, il progetto dovrà essere valutato nuovamente.
“Questa decisione è una vittoria enorme per le specie e gli ecosistemi costieri – tra cui le orche del Sud Resident in via di estinzione – e per i diritti delle Prime Nazioni, per le comunità”, ha detto Dyna Tuytel, avvocato dei due gruppi ambientalisti coinvolti nel caso.
Il progetto era partito a novembre 2016, quando Trudeau aveva approvato un’espansione di 7,4 miliardi dell’attuale gasdotto Trans Mountain. Un aumento che porterebbe al trasporto di 890mila barili al giorno contro i 300mila attuali e un traffico di petroliere quasi sette volte maggiore nel Burrard Inlet.
Secondo la Corte è un “fallimento ingiustificabile” il fatto che il National Energy Board non abbia considerato gli impatti ambientali dell’aumento del traffico delle petroliere. Ma il giudizio potrebbe essere impugnato un’ultima volta dalla Corte Suprema del Canada. Quindi una bella vittoria, ma la strada è ancora lunga.
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Dominella Trunfio