Mai nella storia dell'umanità era accaduto che il livello di gas a effetto serra immesso in atmosfera fosse così alto. Nel 2010 30,6 gigatonnellate (miliardi di tonnellate) equivalenti di CO2 si sono sommate a quelle prodotte l'anno prima (valori AIE)
Mai nella storia dell’umanità era accaduto che il livello di gas a effetto serra immesso in atmosfera fosse così alto. Certo, più onesto sarebbe dire “mai nella storia di quella parte della società cosiddetta occidentale”, ma il risultato non cambia, purtroppo: nel 2010 30,6 gigatonnellate (miliardi di tonnellate) equivalenti di CO2 si sono sommate a quelle prodotte l’anno prima, quello prima ancora, e così via fino all’inizio della rivoluzione industriale.
Il precedente record risaliva al 2008, quando il valore registrato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) fu di 29,3 gt. Inutili dunque tanto gli sforzi internazionali quanto la crisi economica mondiale, che per un anno – il 2009 – ha frenato un trend all’apparenza inarrestabile.
Per capire quanto lontani siano gli obiettivi che lo stesso Occidente ha fissato per contrastare la situazione, basti pensare che ad oggi l’80% di quanto era previsto si potesse immettere in atmosfera entro il 2020 è già stato immesso. Se non verranno assunte decisioni drastiche – ha spiegato Fatih Birol, capo economista dell’Aie – sarà molto difficile rispettare l’accordo di Cancun. Si può dire pazienza? Sì, se si ha una bella faccia tosta, viste le nostre responsabilità, e una certa insofferenza nei confronti del futuro. Al contrario, se si ha a cuore un minimo benessere del pianeta – ma anche se si è giovani, se si hanno dei figli e altre cose che fanno guardare un po’ più avanti di dove si cammina – la risposta è decisamente no.
Rispettare l’accordo di Cancun, infatti, non significa tornare ai valori di gas a effetto serra preindustriali, anzi. Secondo i modelli climatici più accreditati, l’aumento di temperatura medio del pianeta terra, rispettando gli accordi di Cancun, sarà di almeno 2 gradi centigradi entro il 2100, cioè esattamente tra 88 anni, 7 mesi e qualche ora. In altre parole, soltanto la vita media di uomo ci separa da un mondo che potrebbe essere peggiore del nostro, per lo meno in termini di degrado ambientale. Per allora gli oceani saranno più acidi, le calotte polari più ridotte, le aree desertificate più diffuse, e i figli e i figli dei nostri figli più incasinati di quanto non lo siamo noi ora. Per adesso, e questa è la notizia da tenere in mente, si può ancora fare qualcosa.
Roberto Zambon