È la seconda causa di tumori ai polmoni, ma dove si trova il gas radon e come evitarlo?
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È la seconda causa di tumori ai polmoni dopo il fumo e non tutti lo sanno. Inodore e insapore, il gas radon si trova in natura ma rappresenta il principale fattore di rischio di cancro polmonare, dopo il vizio delle sigarette. Cosa vuol dire? E dove si trova il gas radon?
A lanciare l’allarme sono i geologi che, alla conferenza stampa “Radon rischio geologico dalla terra un pericolo invisibile per la salute: quanti lo conoscono?”, hanno voluto porre l’attenzione su un tema poco trattato dai media ma che dovrebbe essere più divulgato, dal momento che l’esposizione della popolazione a questo gas presente nell’aria può essere davvero pericolosa.
L’Istituto Superiore di Sanità ha infatti stimato che in Italia l’esposizione al radon è responsabile di circa 3200 casi di tumore polmonare all’anno..
“Il CNG già dal 2016, con l’istituzione di un apposito tavolo sul problema radon, ha voluto focalizzare l’attenzione sui rischi, ma soprattutto sulla natura del problema. L’origine tipicamente geologica del radon è data dalle concentrazioni naturali di uranio e radio contenute nelle rocce e nei terreni”, spiega Vincenzo Giovine, vicepresidente e coordinatore della commissione ambiente del Consiglio Nazionale dei Geologi.
L’esperto ha fatto riferimento anche ad uno studio che l’Arpa ha condotto basandosi sui dati della regione Lazio, da quale è emerso che le province con una più alta concentrazione di radon sono Viterbo e Frosinone.
Cos’è il radon
Il radon è un gas nobile radioattivo naturale derivato dal decadimento dell’uranio. Si trova in natura in piccole quantità nel suolo e nelle rocce. Poiché è un gas radioattivo, può risultare cancerogeno se inalato, in quanto emettitore di particelle alfa.
Si tratta, quindi, di un agente cancerogeno (l’Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso l’Iarc, l’ha classificato nel Gruppo 1, come fumo e amianto), la cui esposizione nei luoghi chiusi aumenta il rischio di contrarre un tumore polmonare, ma l’entità del rischio dipende dalla concentrazione di radon a cui è esposti e dalla durata dell’esposizione. In ogni caso, a parità di condizioni di esposizione al radon, i fumatori sono più a rischio dei non fumatori.
Per la maggior parte, il radon che viene inalato è espirato per la quasi totalità prima che decada (una piccola quantità va nei polmoni, nel sangue e negli altri organi), mentre i prodotti di decadimento inalati, per lo più attaccati al particolato, vanno a finire sulle pareti dell’apparato respiratorio e da qui alle cellule dei bronchi. Quindi il radon funziona un po’ come “trasportatore” dei suoi prodotti di decadimento, che sono i principali responsabili del danno biologico (Fonte).
Dove si trova il radon
La principale fonte di questo gas è il terreno, ma altre fonti possono essere anche materiali da costruzione, specie se di origine vulcanica (tufo o i graniti) e l’acqua. Da queste fonti il gas quale fuoriesce e si disperde nell’ambiente, accumulandosi in locali chiusi. Qui diventa pericoloso. Il radon quindi si può trovare nelle abitazioni, nelle scuole e nei luoghi di lavoro.
E non solo: ci sono ospedali che producono il radon per uso terapeutico, attraverso un pompaggio del suo gas da una sorgente di radio e immagazzinandolo in piccoli tubi. Infine, nonostante la pericolosità , in Italia si usa anche procedere alla sua inalazione a scopi terapeutici per le vie respiratorie, soprattutto nei centri termali.
Ricapitolando, la presenza del radon può essere più elevata:
- nelle abitazioni costruite su terreni granitici o vulcanici o ricchi di tufo
- negli edifici le cui fondazioni poggiano direttamente sul terreno
- nei locali comunicanti direttamente con cantine o seminterrati tramite botole o scale
- nelle costruzioni in cui sono state utilizzate argille contenenti alluminio, granito, tufo, porfido, basalto, pietre laviche, pozzolane o cementi di origine pozzolanica, gessi chimici, ceramiche o cementi prodotti con scorie di alto forno
Cosa fare per ridurre il rischio radon?
Se si è fumatori è necessario smettere di fumare, perché è ormai chiaro che il rischio di tumore polmonare connesso all’esposizione al radon è molto più alto per i fumatori. Inoltre, è utile misurare la concentrazione di radon nella propria abitazione (la scheda dell’Iss su come si misura è molto interessante) e, soprattutto nel caso risultasse elevata, bisognerebbe procedere a ridurla con specifiche azioni di risanamento.
È consigliabile poi una ventilazione frequente degli ambienti ed evitare di fumare nei luoghi chiusi.
Gli interventi più radicali invece sono:
- sigillatura di crepe e fessure
- depressurizzazione del terreno
- aspirazione dell’aria interna
- pressurizzazione dell’edificio
- ventilazione del vespaio
- impermeabilizzazione del pavimento
Nel caso della costruzione di nuovi edifici, è bene accertarsi che siano state prese misure adatte a evitare l’ingresso del radon, come la predisposizione di vespai areati, di pavimenti galleggianti e l’isolamento di cantine e seminterrati.
Il documento
Il Consiglio Nazionale dei Geologi vuole sottoporre all’attenzione delle forze politiche un documento che rimanda alla nuova direttiva che prevede di stabilire dei valori di riferimento sui limiti per l’esposizione al radon.
Si fa riferimento alla nuova Direttiva 2013/59/Euratom che prevede l’introduzione di livelli riferimento inferiori a 300 Bq/m3, a quelli indicati dalla normativa italiana per gli ambienti di lavoro, nei quali vige ancora il Decreto legislativo 26/05/00 che stabilisce un limite di 500 Bq/m3. Sono valori di molto superiori a quelli proposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che piuttosto raccomanda un limite medio di riferimento pari a 100 Bq/m3. Per quanto riguarda le abitazioni, in Italia fino per ora non esiste una normativa specifica di riferimento.
Per questo motivo, i geologi spingono affinché si proceda “celermente alla riduzione dei valori di esposizione della popolazione e dei lavoratori”.
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Germana Carillo