Il Gabon è diventato il primo Paese africano ad essere pagato per ridurre le emissioni di carbonio e proteggere la sua foresta pluviale
Il Gabon è diventato il primo Paese africano ad essere pagato per ridurre le emissioni di carbonio e proteggere la sua foresta pluviale: la Central African Forest Initiative (Cafi), sostenuta dalle Nazioni Unite, ha consegnato circa 14 milioni e 200 mila euro, come prima tranche di un accordo da 126 milioni raggiunto nel 2019.
Non una valanga di soldi di certo, ma un forte segnale che ci auguriamo abbia un’enorme risonanza e che spinga altri finanziatori a fare altrettanto: le foreste pluviali proteggono tutti noi, e le stiamo distruggendo.
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Come spiega il Cafi stesso, il Gabon è uno dei Paesi più boscosi del mondo: con 23,6 milioni di ettari, le sue foreste rappresentano circa il 18% dell’intera foresta pluviale tropicale che si trova nel bacino del Congo (il secondo più grande bacino fluviale del mondo). E quasi il 90% del territorio nazionale è coperto da foreste, che catturano più carbonio di quanto emette l’intera Nazione.
Per decenni l’economia del Gabon è stata trainata dalle esportazioni di risorse petrolifere, ma il Paese sta gradualmente perseguendo una strategia di sviluppo a basse emissioni di carbonio che mira a ottimizzare lo sviluppo economico preservando gli ecosistemi e la biodiversità, riuscendo a ridurre la deforestazione e quindi le sue emissioni di carbonio nel 2016 e nel 2017 rispetto al decennio precedente.
Il governo ha infatti lanciato una serie di programmi di conservazione negli ultimi anni, tra cui la creazione di 13 parchi nazionali e un progetto per combattere il disboscamento illegale. Tutto questo nonostante in realtà abbia dichiarato di voler guadagnare di più dal legname e quindi la sua intenzione a continuare il taglio degli alberi per incrementare il valore della materia prima.
#Gabon is one of the most "HFLD" (high forest low deforestation) countries alongside #Guyana & #suriname. 88% covered in tropical rain forest. Each year we absorb over 100 million tons of CO2 net. Norway has made a first payment to Gabon for increasing net sequestration. pic.twitter.com/PEyUITAGte
— Prof. Lee White CBE (@LeeWhiteCBE) June 26, 2021
Di conseguenza la Norvegia, tramite Cafi, ha pagato al Gabon circa 14 milioni e 200 mila euro calcolati con una formula relativa al numero di tonnellate di carbonio che altrimenti sarebbero state rilasciate. Il resto dei 126 dovrebbe essere consegnato nei prossimi anni. Il pagamento iniziale rappresenta solo lo 0,1% del PIL annuale del Gabon, ma il ministro delle foreste Lee White ha dichiarato alla BBC che si trattava di un primo passo significativo.
Ma perché la Norvegia si è convinta a fornire questo finanziamento?
Il Paese scandinavo ha apprezzato le tecniche con cui il Gabon monitora la deforestazione e le emissioni di carbonio, che potrebbero essere utilizzate per aiutare i Paesi ad alta emissione di carbonio a pagare il Gabon per la gestione delle sue risorse in futuro. In altre parole è come se i Paesi più inquinanti “comprassero” delle tecniche che potrebbero (anzi, dovrebbero) usare anche loro.
E che le tecniche funzionino si vede: rispetto alla media mondiale, il tasso di deforestazione annuale del Gabon è basso (dallo 0 allo 0,05% tra il 2010 e il 2015) e stabile; il Paese è dunque uno dei pochi rimasti ad alta foresta e bassa deforestazione.
Il ministro delle foreste del Gabon ora vuole portare avanti un piano più audace per vendere crediti di carbonio ai Paesi più sviluppati, consentendo loro di ridurre le emissioni di settori difficili come i trasporti e il riscaldamento domestico.
In realtà un’idea che, anche se apparentemente vincente, potrebbe dare ai Paesi “ricchi” un’exit strategy di dubbia etica perché consentirebbe loro di aggirare scelte difficili. Probabilmente se ne parlerà alla conferenza sul clima COP26 a Glasgow di novembre.
Fonti di riferimento: BBC / Central African Forest Initiative / Lee White/Twitter
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