Mentre si apre il sipario sul summit del G8, oltre 100 attivisti di Greenpeace hanno occupato nelle prime ore del mattino quattro centrali elettriche a carbone sparse sul territorio italiano.
Dopo la provocazione dei finti orsi polari a Roma, Greenpeace passa ai fatti e, mentre si apre il sipario sul summit del G8, oltre 100 attivisti provenienti da diciotto differenti nazioni, hanno occupato nelle prime ore del giorno quattro centrali elettriche a carbone sparse sul territorio italiano. La richiesta ai Capi di Stato è sempre una: quella di assumere posizione e un ruolo di leadership contro i cambiamenti climatici e intervenire con urgenza ed azioni concrete per ridurre le emissioni di gas serra entro il 2020.
“I politici chiacchierano. I veri leader decidono“, afferma Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia: “Abbiamo perso anche troppo tempo e l’occasione di quest’anno, al summit di Copenhagen, è un treno che non si deve perdere! Le maggiori economie del pianeta devono decidere ora di salvarlo dai cambiamenti climatici“.
In particolare, sono state occupate le centrali di Marghera (presso Venezia), Vado Ligure (vicino Genova), l’impianto di Porto Tolle che il Governo Italiano vuole riconvertire a carbone e la centrale di Brindisi, recentemente al centro di una sporca storia di traffici di rifiuti tossici che rappresenta la maggiore singola fonte di emissione di CO2 in Italia.
Nella centrale pugliese 6 attivisti hanno occupato il nastro che trasporta il carbone alla fornace per interrompere le emissioni ed altri 7 hanno scalato la ciminiera dell’impianto.
A Marghera oltre al nastro che trasporta il carbone all’impianto di Fusina, 15 attivisti hanno occupato alcune gru e la ciminiera della centrale da dove hanno aperto due striscioni: il primo con la scritta “G8: TAKE CLIMATE LEADERSHIP” (“G8: prendi la leadership sul clima“); il secondo con la scritta: ENERGY REVOLUTION = GREEN JOBS (“Rivoluzione energetica = lavori verdi“).
Anche la Ciminiera a olio combustibile di Porto Tolle, la seconda più alta in Italia, è stata scalata da 6 attivisti per protestare sulla volontà di riconvertirla a carbone. È stato calcolato che così facendo l’impianto emetterà oltre 10 milioni di tonnellate di CO2 e non importa che il Governo italiano assicuri che si tratti del cosiddetto “carbone pulito” che utilizza cioè il sistema di cattura e stoccaggio della CO2, una tecnologia che per gli esperti non sarà pronta prima di dieci anni.
In provincia di Savona, a Vado Ligure sono state scalate da 11 attivisti entrambe le ciminiere e calati alcuni banner che, insieme, compongono la scritta “TIME TO LEAD ON CLIMATE” (“È il momento di agire sul clima“).
Per il momento gli attivisti impegnati in prima fila hanno assicurato che non ci sono problemi di sicurezza.
Simona Falasca