Il risultato del G7 di Taormina è un sostanziale standby delle decisioni importanti sul clima. Il problema è, come previsto, il tentennamento di Donald Trump, che vorrebbe trovare il modo di uscire dal trattato sul clima di Parigi. In tutti i casi, l’accordo non c’è e la frattura tra Europa e Usa sembra essere, a tratti, insanabile.
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Il risultato del G7 di Taormina è un sostanziale standby delle decisioni importanti sul clima. Il problema è, come previsto, il tentennamento di Donald Trump, che vorrebbe trovare il modo di uscire dal trattato sul clima di Parigi. In tutti i casi, l’accordo non c’è e la frattura tra Europa e Usa sembra essere, a tratti, insanabile.
LA POSIZIONE DI TRUMP
È ormai noto che il presidente Usa punti da tempo – sin dalla campagna elettorale – a ribaltare il lavoro portato avanti dal suo predecessore Barack Obama, cambiando rotta anche rispetto agli impegni presi ai tavoli internazionali. L’accordo Onu di Parigi sui cambiamenti climatici non piace a Trump e vorrebbe uscirne. Al momento la posizione di Trump si è leggermente ammorbidita e ufficialmente il presidente prende tempo per consultarsi con i propri consiglieri. Sappiamo anche che del suo entourage non tutti la pensano come lui, ad esempio la stessa figlia Ivanka vorrebbe restare fedele agli impegni presi alla Cop 21 dagli Usa.
GLI ALTRI LEADER DEL MONDO SOSTENGONO L’ACCORDO DI PARIGI
Dall’altro lato della barricata, gli altri Paesi (Francia, Germania, Gran Bretagna, Canada, Giappone e la nostra Italia) prendono atto della “pausa di riflessione” di Trump ma restano fermi sulle proprie posizioni a favore dell’accordo di Parigi. Di fatto, il compromesso non c’è. Fermo restando la volontà di dialogare con gli Stati Uniti, i 6 leader non intendono rivedere quanto già stabilito a Parigi. Secondo il nostro ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, non esistono in realtà compromessi su tematiche tanto spinose:
“La posizione di Trump che minaccia di uscire dagli accordi di Parigi può essere un elemento di intralcio nel raggiungimento degli obiettivi ambientali ambiziosi stabiliti. Credo però che America o non America il processo andrà comunque avanti, la leadership la assumeranno altri Paesi, penso ad esempio alla Cina, dove il problema ambientale è il più grande che hanno e devono farci fronte. In ambiente o si vince tutti insieme o si perde tutti, non c’è una via di mezzo, siamo obbligati ad andare d’accordo, è questo che dobbiamo far capire agli Stati Uniti e vogliamo affermare con molta determinazione”. I ministri dell’Ambiente attendono ora un altro impegno, quello di Bologna per il G7 Ambiente dal 10 al 12 giugno.
ANGELA MERKEL: SUL CLIMA EUROPA UNITA CONTRO TRUMP
La cancelliera tedesca si è espressa con parole molto severe e ha parlato di impossibilità per l’Europa di fare affidamento su “altri” (gli Usa di Trump) quando si parla di temi così cruciali. L’invito della Merkel è stato quindi quello di fare fronte comune, un invito che arriva comunque dopo che la cancelliera alla fine del vertice a Taormina già aveva parlato di discussione insoddisfacente.
LA REAZIONE DEGLI AMBIENTALISTI E DELLE ASSOCIAZIONI
Jennifer Morgan, Direttrice Esecutiva di Greenpeace International ha dichiarato subito dopo il termine dell’appuntamento di Taormina:
“Europa, Canada e Giappone hanno oggi preso una posizione chiara, dimostrando di nuovo quanto Trump sia lontano dal resto del mondo sul tema dei cambiamenti climatici. Gli esiti del G7 confermano che la transizione energetica non è arrestabile, ma i leader devono adesso mantenere la determinazione e assicurarsi che il prossimo G20 segni maggiore ambizione dal punto di vista delle politiche climatiche. Il Presidente Trump deve ora tornare a Washington e fare la scelta giusta, per affrontare seriamente il tema dei cambiamenti climatici e prendere parte alla salvaguardia del clima con il resto del mondo”. L’associazione peraltro si è fatta notare grazie ad un singolare blitz sulla spiaggia di Giardini Naxos),
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Legambiente sottolinea il legame tra guerre, povertà e riscaldamento globale: rivoluzione energetica e lotta ai cambiamenti climatici sono la chiave per fermare le guerre e rispondere alle migrazioni. La lotta al terrorismo è l’unico punto che sembra raccogliere unità d’intenti nell’agenda del G7, mentre il commercio e il clima, in particolare, sono al momento oggetto di divisione, fanno notare dall’associazione.
“Per Legambiente, il compito prioritario di questo G7 è definire, con parole chiare, una prospettiva nuova sulla gestione globale della questione migratoria. Perché le migrazioni pongono alle istituzioni internazionali una sfida che le raccoglie tutte. E i termini della questione non possono essere ridotti a terrorismo e sicurezza, che sono solo due aspetti di una crisi ben più vasta fatta di guerre, clima e povertà. Cioè di gestione e sfruttamento delle risorse, a cominciare da quelle energetiche, oltre che di controllo del territorio (…) La rivoluzione energetica e la lotta per contrastare i cambiamenti climatici rappresentano l’antidoto strategico più sicuro per costruire una seria giustizia climatica a livello globale, premessa indispensabile per ridurre la povertà, marginalizzare le cause di conflitto, ridurre i flussi migratori e provare a invertire quella che in modo così incisivo Papa Francesco ha definito, già due anni fa, ‘la terza guerra mondiale a pezzi’”.
“I leader del G7 hanno perso un’opportunità importante per rimediare al fallimento dei governi e fornire una risposta umana alla crisi globale delle migrazioni forzate – ha dichiarato Gabriele Eminente, direttore generale di MSF – Hanno deciso di affrontare questa crisi soltanto attraverso il filtro della sicurezza nazionale, punendo e criminalizzando le persone in fuga. Come MSF vediamo con i nostri occhi gli impatti di queste politiche sulle persone che assistiamo in tutto il mondo, nel Mediterraneo diventato un enorme cimitero, nelle terribili condizioni dei centri di detenzione in Libia, nei drammatici bisogni umanitari dei rifugiati siriani o nell’estremo livello di violenza sulla rotta di migranti e rifugiati in America Centrale. Il fallimento del G7 di Taormina potrà solo causare più sofferenze, aumentare le morti in mare, perpetuare le terribili condizioni di accoglienza per migranti e rifugiati, e giustificare accordi inumani che esternalizzano la gestione della migrazione a paesi insicuri. Tutto questo, sotto gli occhi del mondo intero e in totale disprezzo dei diritti umani e dei principi umanitari di base”.
Anna Tita Gallo