Un reporto reso noto lunedì ha messo in luce le falle nel sistema di comunicazione tra il governo giapponese e la Tepco all'indomani del sisma e dello tsunami che colpirono il Giappone. E intanto il governatore della provincia di Fukushima guarda speranzoso ad un futuro senza nucleare, basato sulle fonti rinnovabili
Ancora guai in quel di Fukushima. Dopo l’ipotesi di trasformare la Tepco in una sorta di , all’indomani della richiesta di nuovi fondi da parte della società per risarcire i danni, una relazione sul disastro nucleare ha aspramente bacchettato sia il governo nipponico che il gestore dell’impianto, la Tokyo Electric Power Co.
Il report di 500 pagine reso noto lo scorso lunedì e realizzato da una commissione governativa di indagine, ha preso in esame centinaia di interviste poste ai lavoratori della Tepco e ai funzionari governativi.
E il quadro che ne è emerso non è dei più incoraggianti. Sono in molti a credere che la società responsabile dei reattori nucleari non abbia “adottato le misure precauzionali adeguate a scopo preventivo, soprattutto in caso di incidenti gravi” legati a fenomeni come il terremoto e il conseguente tsunami che hanno devastato l’area l’11 marzo scorso.
Secondo il rapporto, il reattore n° 1, ad esempio, presentava già alcuni problemi legati al raffreddamento in caso di incidente.
Ma non è tutto. Lo studio denuncia anche la mancanza di tempestivita delle comunicazioni inviate al Primo Ministro Naoto Kan e ai suoi collaboratori, che non furono informati riguardo al sistema di previsione delle informazioni ambientali in situazioni di emergenza e sul fatto che il vento avrebbe favorito la dispersione nell’atmosfera del materiale radioattivo fuoriuscito dai reattori.
E tali fattori avrebbero aggravato la situazione già grave, compromettendola del tutto. Secondo il report infatti la raccolta di informazioni inadeguata e la scarsa comunicazione tra il governo e la Tepco hanno dato il colpo di grazia alla crisi legata al disastro nucleare di Fukushima.
“Le autorità non sono riuscite a pensare al disastro dal punto di vista delle vittime“, ha detto il professore emerito dell’Università di Tokyo Yotaro Hatamura, che ha guidato il panel. E annuncia: “Il disastro nucleare è tutt’altro che finito”. Questo lo sappiamo già.
Di recente le autorità giapponesi hanno annunciato lo spegnimento a freddo dei reattori, che saranno smantellati tra 30-40 anni. Intanto, dalle ceneri del disastro giapponese nasce una nuova consapevolezza: la necessità di un futuro senza nucleare. Un nuovo piano della provincia, recentemente approvato, ha chiesto al governo e alla Tepco di chiudere i 10 reattori nucleari presenti nella prefettura di Fukushima. Di questi, sei fanno parte della centrale di Fukushima Daiichi, mentre gli altri quattro fanno capo alla centrale Fukushima Daini.
Il futuro energetico della prefettura guarda dunque all’energia pulita e alle rinnovabili. Ad annunciarlo è stato il governatore della provincia. Yukio Sato, che in occasione di un incontro con il ministro giapponese per il commercio Edano ha spiegato che in futuro vorrebbe riportare a casa gli abitanti fuggiti via all’indomani del disastro.
Francesca Mancuso