Fukushima, svolta storica: robot recupera per la prima volta combustibile fuso dal reattore danneggiato

Per la prima volta dal disastro nucleare del 2011, un robot ha prelevato un campione di combustibile fuso dal reattore di Fukushima: una svolta storica per il futuro della bonifica e della sicurezza nucleare in Giappone

Dopo il disastro nucleare di Fukushima nel 2011, finalmente un robot telecomandato è riuscito a recuperare un campione di combustibile fuso dal reattore numero 2 della centrale giapponese, segnando una tappa fondamentale verso la bonifica dell’impianto. Questo progresso, frutto della complessa tecnologia di Telesco, rappresenta una pietra miliare per il Giappone nella gestione della più grave crisi nucleare della sua storia.

Il robot Telesco ha estratto un frammento di appena cinque millimetri di combustibile dal fondo del reattore, una parte minima, eppure preziosissima, che pesa tre grammi. L’operazione è stata delicata e complessa: il robot ha utilizzato un braccio simile a una canna da pesca per arrivare al frammento e, una volta completata l’estrazione, il campione è stato immediatamente sigillato in un contenitore, manipolato da operatori dotati di tute HAZMAT. Questa operazione rappresenta l’apice di un lungo periodo di preparazione e test, con problemi tecnici e rallentamenti, incluso un malfunzionamento delle telecamere del robot che ha imposto la loro sostituzione.

Un nuovo sguardo sul nucleare

La Tokyo Electric Power Company Holdings (TEPCO), gestore dell’impianto, ha avviato questa fase di raccolta a partire da agosto, e con il supporto di Telesco punta a raccogliere dati essenziali sulla decomposizione del combustibile fuso, che conta ben 880 tonnellate ancora sepolte nel cuore della centrale. Akira Ono, a capo dell’impianto, ha sottolineato quanto questo campione, pur di piccole dimensioni, possa fornire informazioni cruciali per comprendere la dinamica del combustibile dopo anni di degrado.

Il governo giapponese si è posto l’ambizioso obiettivo di completare la bonifica dell’impianto di Fukushima entro 30-40 anni, una stima che molti esperti ritengono ottimistica, vista la portata dei danni e la complessità delle operazioni. I lavori attualmente in corso hanno anche scatenato nuove prospettive sull’energia nucleare, considerate le tecnologie più moderne e più sicure come i reattori SMR (Small Modular Reactors).

Questi piccoli reattori hanno già suscitato l’interesse di grandi aziende, che potrebbero utilizzarli per alimentare data center in modo sostenibile. In questo panorama innovativo spiccano anche i microreattori come quelli sviluppati da Oklo Inc., che promettono una minore invasività e un’integrazione armonica con l’ambiente, proposti per alimentare in modo autonomo le comunità remote.

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Fonte: SCMP

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