A 6 anni di distanza dal disastro nucleare di Fukushima, gli abitanti della cittadina di Iitate potranno tornare a casa. Una casa però che è tutt'altro che sicura, secondo Greenpeace. I livelli di radioattività infatti sono ancora molto elevati, ma il governo giapponese a breve ritirerà l'ordine di evacuazione
A 6 anni di distanza dal disastro nucleare di Fukushima, gli abitanti della cittadina di Iitate potranno tornare a casa. Una casa però che è tutt’altro che sicura, secondo Greenpeace. I livelli di radioattività infatti sono ancora molto elevati, ma il governo giapponese a breve ritirerà l’ordine di evacuazione.
Il 22 marzo 2011, pochi giorni dopo il disastro nucleare, tutti i cittadini furono costretti ad abbandonare le proprie abitazioni visti gli altissimi livelli di radiazioni. Oggi (entro il 31 marzo), i 6000 abitanti potrebbero ritornare a casa ma non a cuor leggero.
“I valori di radioattività sono relativamente elevati, sia all’interno che all’esterno delle case, e mostrano che esiste ancora un rischio radiologico inaccettabile: i cittadini che torneranno a Iitate saranno esposti al rischio equivalente a quello di una radiografia del torace a settimana. Questo non è normale o accettabile”, è la denuncia di Ai Kashiwagi della campagna Energia di Greenpeace Giappone.
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Una recente indagine condotta da Greenpeace Giappone infatti, ha rilevato che i livelli di radioattività presenti nelle case di Iitate sono ben al di sopra degli obiettivi a lungo termine prefissati dal governo. Non solo: i livelli di esposizione annuali, estesi nel corso della vita delle persone, comporterebbero un rischio superiore alle norme.
L’esposizione media alle radiazioni a Iitate è risultata essere tra i 39 millisievert (mSv) e 183mSv nel corso di 70 anni (escluse le radiazioni naturali), superando le linee guida annuali fissate dalla Commissione internazionale per la protezione radiologica (ICRP), secondo cui i livelli massimi raccomandati sono pari a 1 mSv.
La prefettura di Iitate ha un territorio molto vasto, pari a 200 chilometri quadrati, il 75 per cento dei quali costituito da foreste montane. Ebbene, secondo l’analisi resa nota dall’associazione, anche le foreste sarebbero contaminate, con livelli di radiazioni paragonabili a quelli attuali all’interno della zona di esclusione di 30 km a Chernobyl, un’area che a 30 anni dall’incidente è ancora vietata alla popolazione.
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Eppure, il governo giapponese non sembra avere le idee chiare. La scorsa settimana ha confermato di non avere ancora effettuato alcuna valutazione delle dosi di esposizione attese nel corso della vita per i cittadini che torneranno a Iitate.
Per questo, Greenpeace ha rivolto un appello alle autorità nipponiche chiedendo di assicurare un sostegno economico ai cittadini interessati dall’ordine di evacuazione, in modo che questi non siano costretti a tornare a Iitate per ragioni economiche:
“Il governo Abe deve predisporre le misure per ridurre al minimo assoluto l’esposizione a radiazioni, e garantire il sostegno per permettere ai cittadini di decidere se tornare nelle loro case o trasferirsi altrove”.
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Francesca Mancuso