Fukushima: gli abitanti non furono informati tempestivamente per l’evacuazione dopo l’incidente alla centrale nucleare

A Fukushima piove letteralmente sul bagnato. E da un'indagine è emerso che non tutti i cittadini della zona ricevettero l'avviso di evacuare dopo la perdita della centrale nucleare

A continua a piovere sul bagnato. Terribili rivelazioni sono emerse da un’indagine svolta dal network radiotelevisivo giapponese Nhk, secondo cui 6 dei 10 comuni che si trovano attorno alla centrale ormai nota per il disastro nucleare post terremoto, non avevano ricevuto alcun avvertimento riguardo all’evacuazione.

Dopo aver chiesto ai dieci municipi se fossero state fornite loro informazioni su come e dove evacuare gli abitanti subito dopo il terremoto dell’11 marzo scorso e soprattutto a seguito del rischio connesso alla centrale, la Nhk ha portato alla luce una situazione quantomai scandalosa: il governo centrale, così come quelli delle locali prefetture, tenuti a fornire informazioni in caso di simili incidenti sulle modalità di evacuazione, non lo aveva fatto efficientemente. Ma non solo.

La Tokyo Electric Company (Tepco), ai tempi, aveva informato poco e male gli abitanti della zona. Ad esempio, uno dei municipi, quello delle città di Okuma, ricevette 80 fax, mentre un altro, quello di Namie, non fu assolutamente informato. Non è un caso se quest’ultima è una della località più colpite dal disastro nucleare.

A conferma di ciò, è giunta anche la dichiarazione del presidente della Nuclear safety commission, Haruki Madarame,che in occasione di un meeting tenutosi a Tokyo lo scorso 22 giugno, ha riferito: “Dal punto di vista internazionale, le linee guida esistenti mancavano di contromisure per gli incidenti, come quello più recente. Allo stato attuale, le linee guida trascurano la mancanza di alimentazione di energia a lungo termine, nonostante il fatto che questo è esattamente quel che ha portato all’ attuale crisi dell’impianto di Fukushima“.

Intanto, a causa delle alte temperature e delle piogge che in questi giorni si sono abbattute sul Giappone, la distribuzione dell’energia elettrica, già duramente provata dal disastro e dall’interruzione dell’erogazione di energia da parte della centrale di Fukushima potrebbe subire un arresto. A Kumagaya, poco a nord di Tokyo, la temperatura ha già toccato i 39,3 gradi. Secondo l’Agenzia meteorologica giapponese, alla base del clima torrido vi sarebbe un sistema di alta pressione in movimento dai mari a sud del Giappone, che sta portando aria calda a Tokio e nell’ovest del Paese. Diversa la situazione nella parte Nord-Orientale del Paese, dove violenti nubifragi hanno versato 300 millimetri di pioggia, costringendo il governo a dichiarare lo stato d’allerta.

Ciligiena sulla torta. Un gruppo di medici ha di recente scoperto che il livello stimato di esposizione alle radiazioni interne accumulate dalle persone che vivono nella prefettura di Fukushima ha superato 3 millisievert. Analizzando il cibo e le urine di 15 residenti del villaggio di Iitate e della città di Kawamata, è emerso che risultano contaminate anche le aree a circa 40 km dalla centrale nucleare di Fukushima.

E mentre la Tepco fa i dovuti scongiuri, al caldo e la pioggia potrebbero far tracimare l’acqua radioattiva. E non vogliamo nemmeno immaginare le conseguenze.

Francesca Mancuso

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