Cinque anni fa, l’11 marzo del 2011, un terremoto seguito da uno tsunami provocava uno dei disastri nucleari più gravi di sempre, quello della centrale giapponese di Fukushima Dai-ichi. Oggi, gli scatti di un giovane fotografo malese ci mostrano la zona di alienazione, che si estende per un raggio di venti chilometri intorno alla ex centrale, in tutta la sua struggente desolazione.
Cinque anni fa, l’11 marzo del 2011, un terremoto seguito da uno tsunami provocava uno dei disastri nucleari più gravi di sempre, quello della centrale giapponese di Fukushima Dai-ichi. Oggi, gli scatti di un giovane fotografo malese ci mostrano la zona di alienazione, che si estende per un raggio di venti chilometri intorno alla ex centrale, in tutta la sua struggente desolazione.
Keow Wee Loong, un fotografo ventisettenne, ha raccontato sulla sua pagina Facebook di essersi introdotto di recente e in modo del tutto illegale in un’area – quella compresa tra Namie e Okuma – rimasta disabitata sin dai giorni della tragedia di Fukushima a causa dell’altissimo livello di radiazioni.
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Indossando una maschera antigas, il fotografo ha immortalato ciò che ha visto: una serie di paesi e città fantasma, tra abitazioni e negozi abbandonati, edifici in rovina, strade deserte e parcheggi invasi dalle erbacce
“Il livello di radiazioni è ancora molto elevato nella zona rossa.” – ha scritto Keow Wee Loong – “In città non si sono viste molte persone negli ultimi 5 anni … è come se fosse svanita nel nulla… Nella zona rossa ho trovato cibo, soldi, oro, computer portatili e altri oggetti preziosi… Sono stupito che nessuno abbia saccheggiato queste città.”
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Ed ecco quello che rimane, oggi, di un’area che, fino a pochissimi anni fa, era densamente popolata e in cui il tempo si è praticamente fermato l’11 marzo del 2011.
Lisa Vagnozzi
Photo credits: Keow Wee Loong