Fukushima, due anni dopo. L'11 marzo 2011 alle ore 14:46 (6:46 in Italia) in Giappone si piegava alla scossa di terremoto di magnitudo 9 dalla quale si generò lo tsunami che devastò il paese causando il secondo più grave incidente nucleare del mondo.
Fukushima, due anni dopo. L’11 marzo 2011 alle ore 14:46 (6:46 in Italia) in Giappone si piegava alla scossa di terremoto di magnitudo 9 dalla quale si generò lo tsunami che devastò il paese causando il secondo più grave incidente nucleare del mondo.
A due anni esatti da quella tragedia che, ricordiamo, uccise quasi 19.000 persone, 160 mila cittadini evacuati forzatamente dalle aree contaminate, senza contare i danni danni incalcolabili all’ambiente, il Giappone piange ancora i suoi morti: l’intero Paese, con le bandiere a lutto, si è fermato a quella stessa ora per un minuto di silenzio.
Ma ancora oggi le persone costrette a lasciare la propria casa, la propria terra ancora attendono una compensazione adeguata per i danni sofferti. E, nonostante tutto questo il Governo giapponese non ha alcuna intenzione di rinunciare all’atomo, manifestando proprio di recente la volontà di riaccendere le centrali nucleari, riaprire quelle spente in seguito al disastro di Fukushima e realizzarne di nuove.
Per di più ancora non sono state stabilite le responsabilità dell’incidente. La TEPCO, la società energetica proprietaria dell’impianto è stata nazionalizzata e in tal modo il danno stimato fino a 169 miliardi di euro verrà pagato dai contirbuenti giapponesi. Per non parlare delle due aziende che hanno fornito i reattori e le componenti tecnologiche – la Toshiba e la Hitachi – che, non solo non è stata imputata loro alcuna responsabilità civile, ma paradossalmente sono entrambe coinvolte nelle operazioni di bonifica, lucrando, dunque su un incidente di cui in qualche modo sono corresponsabili. Questo ed altro emerge dal nuovo rapporto di Greenpeace “Fukushima Fallout” rilasciato in occasione dell’anniversario di Fukushima per dimostrare come a pagare sia in termini di salute, di distruzione delle proprie vite che economici.
“A Fukushima la situazione è ben lungi dall’essere stata risolta: la catena alimentare contaminata, enorme la quantità di rifiuti radioattivi provenienti dalle operazioni di bonifica (29 milioni di metri cubi), lunghi i tempi e i costi dello smantellamento dei reattori, la cui situazione è tuttora precaria con grandi quantità di acqua radioattiva di raffreddamento da dover stoccare“, denuncia Greenpeace.
“Nessuna dichiarazione di cessato allarme del governo né la sua promessa dell’energia nucleare più sicura del mondo potrà mai restituirci le vite perdute, le famiglie frammentate, gli amici strappati, le abitazioni, il lavoro, la salute e la pace interiore devastati, né la nostra amata Fukushima….” – si legge invece nell’appello delle donne di Fukushima alla quale si unisce Legambiente nel giorno dell’anniversario della tragedia.
“Gli italiani con il referendum del 2011 hanno espresso chiaramente la loro volontà contro l’utilizzo dell’energia nucleare. Ma l’impegno italiano non può fermarsi entro i nostri confini: è importante continuare a lottare fino a quando l’ultima centrale nel mondo sarà spenta. Per questo, nel secondo anniversario del disastro di Fukushima, Legambiente, insieme a Semi sotto la neve, aderisce e promuove in Italia l’appello delle donne giapponesi e invita tutti a far arrivare un messaggio di solidarietà ai bambini, alle donne e agli uomini di Fukushima che continuano a soffrire, e a tutto il popolo giapponese, con l’augurio che anche loro possano liberarsi presto delle loro pericolose centrali nucleari”.
“Le alte concentrazioni di cesio 137 rinvenute nei giorni scorsi nei cinghiali in val Sesia mostrano inequivocabilmente la durata nel tempo e la gravità dei danni del nucleare – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – . Continuare a percorrere la strada dell’atomo oggi risulta illogico, vista la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie rinnovabili in grado di sostituire in modo più sicuro e pulito le centrali nucleari e di condurci sulla via dell’uscita anche dalle fonti fossili“.
STASERA PARTIRA’ UN NUOVO TRENO CARICO DI SCORIE
E proprio nel giorno dell’anniversario della tragedia, nella totale assenza di comunicazioni ufficiale da parte dei sindaci e delle prefetture, partirà un nuovo treno carico di scorie radioattive. Il convoglio partirà questa notte e da Vercelli raggiungerà La Hague in Francia passando per Novara, Alessandria, Asti e Torino.
“I cittadini – commenta il vice presidente di Legambiente Stefano Ciafani – ancora una volta, contrariamente a quanto previsto per legge, rimarranno ignari del pericolo e non informati sui piani d’emergenza per la loro messa in sicurezza. Davvero uno modo paradossale di commemorare il secondo anniversario della tragedia nucleare di Fukushima”.
“In mancanza di un deposito nazionale definitivo – aggiunge il presidente di Legambiente Piemonte Fabio Dovana – l’unica strategia italiana è quella, enormemente costosa, di spostare le scorie da un posto a un altro, dopo un riprocessamento che riduce solo in parte la radioattività e a fronte di un costo e di un pericolo per le persone e l’ambiente molto molto alto. Per il combustibile irraggiato esiste invece la possibilità di custodirlo ‘temporaneamente’ (per molti decenni) in opportuni contenitori cask“.
Nel nostro piccolo, facciamo sentire la nostra voce con un messaggio di solidarietà su Twitter #rememberFukushima che chieda trasparenza anche per i veleni radioattivi che attraversano il nostro Paese nonostante il chiaro NO degli italiani al nucleare.
Simona Falasca
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