Occorre trovare una soluzione per l'acqua radioattiva che si sta disperdendo nei terreni nei pressi di Fukushima. Una delle proposte è quella per ridurre i livelli di radiazioni è quella di versarla in mare, precisamente nell'Oceano Pacifico
Occorre trovare una soluzione per l’acqua radioattiva che si sta disperdendo nei terreni nei pressi di Fukushima. Una delle proposte è quella per ridurre i livelli di radiazioni è quella di versarla in mare, precisamente nell’Oceano Pacifico.
L’altra opzione è quella di “continuare a costruire i serbatoi di stoccaggio fuori dalla terra“, ha detto Kazuhiko Kudo, docente di ingegneria nucleare della Kyushu University. Una lotta, quella contro le perdite d’acqua radioattiva, che la Tepco non può vincere con soluzioni provvisorie, questo è certo. Ma gettare l’acqua nell’oceano provocherebbe sicuramente dei danni ambientali ingenti.
La soluzione deve essere trovata subito. Negli ultimi mesi, le perdite di acqua radioattiva si sono fatte più frequenti. Tre dei sette pozzi coinvolti solo nel corso delle ultime due settimane. Una nuova fuga è stata registrata due giorni fa dalla Tepco, la società che gestisce l’impianto, secondo cui sarebbero almeno 22 i litri d’acqua contaminata finiti nel terreno al di sotto dell’impianto durante le operazioni di svuotamento dei serbatoi danneggiati la settimana precedente.
Sebbene la società abbia costruito un sistema di fortuna di raffreddamento sigillato, l’acqua sotterranea è uscita fuori dalle pareti ad una velocità di circa 400 tonnellate al giorno, secondo le stime della Tepco. E con la stagione delle piogge che si avvicina in Giappone, i livelli di acqua contaminata potrebbero presto aumentare.
Dicono però i funzionari della società, tra cui il presidente Naomi Hirose, che non avrebbero rilasciato così facilmente l’acqua radioattiva nell’oceano, ma non è esclusa la possibilità che sarà questa la soluzione adottata in caso di esaurimento dei serbatoi. I giapponesi prevedono di avere ancora a disposizione 450.000 tonnellate di capacità nei serbatoi in superficie entro la fine di settembre e altre 700.000 tonnellate entro la metà del 2015. “È ovvio che Tepco non riuscirà ad immagazzinare l’acqua per sempre in quanto aumenta di 400 tonnellate al giorno“, ha detto Hideyuki Ban, co-direttore del gruppo antinucleare Citizens’ Nuclear Information Center. È per questo che la società non esclude lo scarico in mare.
Attualmente, circa 280.000 tonnellate di acqua altamente radioattiva sono immagazzinate presso l’impianto di Fukushima, quanto basta per riempire circa 112 piscine olimpioniche. Per immagazzinare l’acqua, la Tepco ha scavato buche sotterranee rivestite con tre strati di un telo impermeabile per evitare infiltrazioni nel terreno circostante, ma a quanto pare tali accorgimenti non sono bastati.
Cosa accadrebbe se l’acqua finisse nel Pacifico? L’esposizione umana anche a livelli moderati di radiazioni può provocare tumori, come la leucemia. Già i danni sono evidenti. Nell’agosto del 2011, nel tonno rosso del Pacifico pescato a San Diego è stata rilevata una quantità di cesio radioattivo 10 volte superiore a quella trovata negli anni precedenti.
Francesca Mancuso
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