Fukushima. Tre anni dopo, la conta dei danni provocati dal disastro nucleare non è ancora finita. Un incidente durato qualche giorno, ma i cui effetti sono purtroppo duraturi. E oggi si ricordano le 18mila vittime: 15.884 quelle uccise dal terremoto e dallo tsunami e 2636 i dispersi
Fukushima. Tre anni dopo, la conta dei danni provocati dal disastro nucleare non è ancora finita. Un incidente durato qualche giorno, ma i cui effetti sono purtroppo duraturi. E oggi si ricordano le 18mila vittime: 15.884 quelle uccise dal terremoto e dallo tsunami e 2636 i dispersi.
A Tokyo oggi è stato osservato un minuto di silenzio alle 14.46 ora locale, esattamente nello stesso istante in cui il terremoto di magnitudo 9,0 si allargò dalle acque antistanti le coste di Tohoku nel 2011.
Ancora oggi, le popolazioni che tre anni fa furono colpite dal terremoto e dallo tsunami sono costrette a vivere in situazioni di estremo disagio. Ben 267mila le persone che vivono in rifugi temporanei nelle zone colpite dal disastro.
E oggi, come allora, ciò che più preoccupa i responsabili dei reattori dell’impianto di Daiichi è l’acqua radioattiva che si è accumulata nella centrale nucleare e che ostacola il processo di pulitura dell’impianto. Quest’ultimo si è sostanzialmente stabilizzato ma ancora oggi enormi quantità di acqua vengono utilizzate per raffreddare le anime fuse dei tre reattori. Purtroppo, è ormai accertato che una parte dell’acqua contaminata attraverso il terreno finisce nell’Oceano Pacifico dai serbatoi di stoccaggio.
Il capo dell’impianto Akira Ono lo scorso lunedì ha spiegato che il miglioramento della gestione delle acque è fondamentale non solo per la pulizia degli impianti ma anche per la decontaminazione della zona in modo che gli sfollati possano tornare alle loro case al più presto. Ma quantificare i tempi, al momento non sembra possibile.
Ciò che è certo è che il Giappone la lezione non sembra averla imparata. E se le vittime non vanno dimenticate, il terzo anniversario del terremoto e dello tsunami che hanno scatenato la grave crisi nucleare dovrebbe servire ancora di più da monito per il futuro.
Proprio la scorsa settimana, il governo ha presentato il suo primo progetto di politica energetica post Fukushima, sottolineando il fatto che il nucleare rimane una fonte importante per la fornitura di energia elettrica al paese. Il progetto, presentato a fine febbraio potrebbe essere approvato a giorni e prevede sì una riduzione della dipendenza energetica del Giappone dal nucleare ma non un abbandono totale. In sostanza, spiega il Guardian che i reattori che soddisfano i nuovi standard di sicurezza stabiliti dopo la crisi nucleare del 2011 saranno riavviati. Il piano energetico nipponico prevede dunque un mix di nucleare, fonti rinnovabili e combustibili fossili.
Qualche giorno prima della presentazione del piano, da uno dei serbatoi della centrale nucleare di Fukushima c’è stata una perdita di 100 tonnellate di acqua radioattiva. Oggi, il Giappone ha 48 reattori ma al momento sono tutti offline e lo saranno fino a quando non riusciranno ad essere idonei in base ai nuovi requisiti di sicurezza.
Nucleare sicuro, un binomio davvero possibile alla luce del disastro di Fukushima?
Francesca Mancuso
Foto: JapanToday e AFP Photo
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