L’osservazione delle acque del Mar Baltico chiarirà quali sono i danni delle falle nei gasdotti Nord Stream

Le fughe di gas metano provenienti dai gasdotti Nord Stream 1 e 2 stanno provocando danni irreparabili all'ecosistema marino: i ricercatori tedeschi hanno inviato robot subacquei per provare a definire le conseguenze di questo sversamento

Dalla fine di settembre i gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 stanno rilasciando nelle acque del Mar Baltico ingenti quantità di gas metano. Mentre gli scambi di accuse e di responsabilità rimbalzano da una parte all’altra della cortina bellica, fra la Russia che nega ogni coinvolgimento nelle fuoriuscite e la NATO che ritiene si tratti di incidenti dolosi, la situazione ambientale è sempre più preoccupante.

Fare una stima dei danni è impossibile, poiché l’enorme quantità di gas rilasciato in mare impedisce avvicinamenti da parte dei ricercatori e analisi di campionamento: altissimo è il rischio di esplosioni o contaminazioni.

Per questo motivo, gli scienziati dell’Università di Göteborg hanno inviato tre robot subacquei nelle acque baltiche attorno alle perdite: l’obiettivo è cercare di comprendere quali cambiamenti abbiano subito l’acqua e l’ecosistema marino a causa del grande rilascio di gas metano.

I tre robot della spedizione, finanziata con l’aiuto della fondazione Voice of the Ocean (VOTO), sono comandati da remoto dai ricercatori. La loro missione è quella di fornire agli scienziati continui aggiornamenti sullo “stato di salute” dell’acqua per un periodo di quindici settimane.

Dal marzo del 2021, la fondazione VOTO dispone di due robot subacquei (soprannominati alianti) che fungono da osservatori oceanici, grazie ai quali la qualità dell’acqua e dell’ecosistema marino viene monitorata continuamente. I robot sono in grado di immergersi in profondità nell’acqua e raggiungere i fondali prima di risalire in superficie, e compiono questo movimento ciclicamente.

Ai due robot già in dotazione alla fondazione si è aggiunto un terzo, dotato di un sensore speciale in grado di misurare la variazione della concentrazione di metano nell’acqua per tutto il periodo dell’indagine. I tre dispositivi potranno quindi fornire ai ricercatori informazioni costanti in un lungo periodo di tempo e su un’area marina ampia.

Oltre alle informazioni relative alla salinità, alla temperatura, al contenuto di ossigeno e alla quantità di clorofilla, sarà possibile comprendere quali siano le conseguenze della presenza del gas in acqua, quanto tempo impiega il metano a scomparire e come l’ambiente acquatico reagisce nel tempo alla sua presenza.

Con i nuovi robot installati, riceviamo continui rapporti sullo stato dell’acqua vicino alle perdite della condotta del torrente Nord – spiega Bastien Queste, fra gli autori della ricerca. – Siamo in grado di ottenere misurazioni dall’acqua per un lungo periodo di tempo e su un’area più ampia.  La risposta in mare è spesso ritardata. Potrebbero volerci giorni o settimane prima di vedere un cambiamento.

Qualunque sia l’esito della ricerca, una cosa è certa: le conseguenze di questo disastro ambientale di proporzioni monumentali altereranno l’ecosistema marino in maniera irreparabile.

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Fonte: University of Gothenburg

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